Moratorie sui pagamenti, lo Stato rischia di sborsare oltre 10 miliardi

La fine delle moratorie e la scarsa disponibilità di strumenti efficaci per supportare le imprese che non riescono a riprendere i pagamenti si portano dietro un rischio potenziale per le casse dello Stato di almeno 10 miliardi. La task force sulla liquidità ha diffuso giovedì il dato relativo alle sospensioni cristallizzato al 31 dicembre, quando è scaduto il termine entro il quale ci si poteva avvalere delle moratorie assistite da garanzia pubblica. È emerso che risultavano ancora in essere sospensioni nei confronti delle imprese per 36 miliardi di euro, di cui 32 miliardi garantiti in base alle previsioni del decreto Cura Italia del 2020 a fronte di circa 400 mila richieste.

Sospensioni in atto per 36 miliardi

Il dato è significativo ed è maggiore dei 25 miliardi di prestiti alle imprese che avrebbero potuto avere difficoltà con la ripresa dei pagamenti denunciati a inizio dicembre da Emanuele Orsini, vice presidente di Confindustria con delega su fisco e credito. In realtà Orsini aveva indicato un range di 25-30 miliardi, ma i numeri diffusi vanno oltre. Non si sa ancora quale quota di questi 36 miliardi sarà effettivamente in grado di ricominciare a rimborsare le rate a partire da fine gennaio. La stima sul potenziale impatto per le casse dello Stato deriva dal fatto che le garanzie cosiddette “sussidiarie” sulle moratorie concesse del fondo per le Pmi gestito da Mcc coprono il 33% del valore del finanziamento. Ma la percentuale varia a seconda del tipo di sospensione: se in moratoria è stato portato un credito che non aveva alcuna precedente garanzia del fondo, la copertura pubblica è pari al 33 per cento.

A inizio gennaio il fondo per le Pmi ha calcolato di aver lavorato sospensioni di questo tipo per 27 miliardi a fronte di una copertura di 8,7 miliardi. Se invece i prestiti godevano già di una garanzia, che può essere precedente al 2020 oppure far parte delle garanzie pubbliche varate con il decreto Liquidità nel 2020, la copertura in moratoria risulta essere pari a quelli riconosciuta al finanziamento: quindi, nel caso dei prestiti garantiti per il Covid, è pari all’80 per cento. Il fondo ha lavorato sospensioni di questo tipo per circa 36 miliardi. Quante sospensioni coperte al 33% e quante all’80 per cento rientrano nei 36 miliardi di sospensioni ancora in essere a fine dicembre segnalate dalla Task Force al momento non è dato saperlo: sicuramente sarà una via di mezzo e la stima dei 10 miliardi può rivelarsi riduttiva. È anche vero, però, che per arrivare a impattare effettivamente sui conti pubblici il mancato pagamento dei prestiti deve passare attraverso l’escussione della garanzia da parte della banca, processo che può richiedere fino a 18 mesi. L’auspicio, ovviamente, è che non sia necessario arrivare a questo epilogo e che per supportare le imprese con maggiore difficoltà siano varati strumenti per le rinegoziazioni, come la garanzia Sace a condizioni di mercato (per le quale il ministero dell’Economia ha già predisposto il decreto di attuazione) oppure che si riesca ad avviare una nuova proroga delle moratorie.

Dall’anno scorso proroghe se si pagano gli interessi

Nel frattempo ci sono altri aspetti da considerare rispetto a queste sospensioni. A partire dal 2021 è stata consentita la proroga delle sospensioni, ma a patto che si cominciasse a ripagare la quota degli interessi. Un escamotage individuato per evitare che, in base alle regole dell’Autorità bancaria europea (Eba), il credito dovesse essere riclassificato come deteriorato. La realtà è che al momento non si sa quante imprese, pur restando in moratoria, abbiano effettivamente corrisposto le rate degli interessi. È alquanto probabile che ci sia una quota significativa che non vi abbia provveduto e che, quindi, le banche abbiano già dovuto procedere alle riclassificazione dei crediti. Una primo spaccato di questa nuova quota di Npl potrebbe emergere dall’approvazione dei bilanci annuali degli istituti di credito, che dovrebbero arrivare dai consigli di amministrazione di queste settimane.

Imprese in attesa di modifiche alle norme

L’attenzione del mondo bancario e imprenditoriale in queste ore è focalizzato sugli strumenti legislativi che il governo o il Parlamento potrebbero utilizzare per introdurre le modifiche alla legge di Bilancio auspicate al fine di riuscire a sostenere le imprese in questa fase di ripresa della pandemia. Il veicolo del Milleproroghe potrebbe rivelarsi poco efficace perché, secondo molti parlamentari, non può prevedere una nuova copertura finanziaria necessaria per prorogare le moratorie e le garanzie sui prestiti. Maggiori probabilità sembra avere il nuovo decreto Sostegni, a patto però che siano trovate ulteriori risorse rispetto a quelle che saranno necessarie per varare i ristori per i settori più colpiti, come turismo, discoteche e trasporti. In ogni caso è probabile che nei prossimi giorni qualche indicazione delle intenzioni del governo cominci a emergere.

Fonte: Il Sole 24 Ore