Natura, cultura e condivisione: i segreti della longevità in Ogliastra

All’ombra dei Tacchi la vita è più lunga. E migliore. Quale possa essere l’influenza dei rilievi calcarei che dominano il centro abitato, seppure a distanza, non è dato sapere. È certo però che a Perdasdefogu, in provincia di Nuoro, si vive più a lungo. E anche meglio. Siamo in Ogliastra, nella Sardegna centro orientale, nel paese che conta meno di duemila abitanti e dove c’è la più alta percentuale di centenari. Uno ogni 250 abitanti. Otto su 1.740 residenti e inoltre una cinquantina di novantenni. È il motivo d’orgoglio di questo paese, caratterizzato da edifici ottocenteschi e case in pietra, e che prende il nome da Pietre di fuoco, quelle usate nel secolo scorso nelle fornaci per produrre la calce.

Indagare sulla vita dei centenari significa conoscere il paese, che secondo la leggenda sarebbe stato costruito dai profughi di Toru, il villaggio distrutto dai mori. Dentro poi la struttura parrocchiale di san Pietro apostolo, costruita a fine XIX secolo, che custodisce seicenteschi pezzi d’argenteria e statue settecentesche. E poi le chiese di San Sebastiano e Santa Barbara. Attorno le campagne, quelle ancora poco sfruttate cui è legato a doppia mandata il segreto della longevità. Perché una parte dei segreti che hanno permesso al paese di ottenere due Guinness dei primati, uno per la presenza di centenari e l’altro la famiglia più longeva, arriva proprio dalle campagne. E da quell’ambiente “ancora vergine” che circonda il centro abitato, oltre che dai riti quotidiani che sia le donne sia gli uomini continuano a compiere, in paese o in campagna.

Ne è convinto anche Roberto Pili, medico responsabile del progetto che indaga la longevità: «Siamo in una realtà isolata in cui la qualità della vita è superiore anche alla qualità dell’ambiente», spiega. E da queste campagne in cui la macchia mediterranea circonda e decora scenari non modificati dalla mano dell’uomo, arrivano i prodotti che per decenni hanno permesso agli abitanti di portare in tavola. «Qui c’è la vera rivoluzione della tavola. Le donne allora come oggi preparavano e preparano cibi molto proteici e poco calorici, la vera ricetta per una buona vita – dice Pili -. Pensiamo alle sostanze nutraceutiche presenti nella cucina delle donne centenarie. Assumere i nutraceutici in maniera singola non è la stessa cosa di quando si assumono con un’alimentazione completa».

Camminare per le strade di questo paese che durante l’estate regala importanti iniziative culturali, come il festival letterario “Sette sere, sette piazze, sette libri”, significa esplorare un mondo in cui tutto procede lentamente, lontano da ansia e stress. E dove la condivisione diventa importante. Non è certo un caso che proprio nella settimana del festival letterario tutti i rioni del paese, ogni piazza, ogni cortile, si trasformino in teatri a cielo aperto dove ognuno porta una sedia dalla propria casa, come avveniva nel passato. «C’è un aspetto che riguarda i centenari – aggiunge Pili – ed è legato alla parte attiva che svolgono. Perché non escono mai di scena. Nelle loro biografie non ci sono fratture, ma sono sempre attivi e protagonisti».

Perdasdefogu non è, comunque, l’unico. A far parte della blue zone sarda, ossia i luoghi in cui si vive più a lungo e bene, ci sono anche altri centri: Villagrande Strisaili, Arzana, Talana, Baunei, Urzulei e Triei. E poi Tiana, Ovodda, Ollolai, Gavoi, Fonni, Mamoiada, Orgosolo, Oliena. Chissà se seguendo il filo rosso che unisce tutti questi piccoli comuni, dove la vita è più lunga ma si viaggia a velocità ridotte, si potrà scoprire il segreto della longevità.

Fonte: Il Sole 24 Ore