Nuova Pac, ecco come cambiano gli equilibri distributivi con la transizione green

Un legame ancora meno stretto con la produzione e un sempre maggiore ruolo ambientale e di fornitore di servizi. Una più equa distribuzione delle risorse tra gli agricoltori limando le differenze rispetto al passato e un’ampia flessibilità per calare le misure sulle esigenze delle diverse agricolture europee.

Questo il quadro emerso questa mattina nel corso dell’evento “La nuova Pac e i possibili impatti sull’agricoltura italiana” organizzato da Nomisma in collaborazione con Philip Morris Italia e di Food Trend Foundation.“La nuova Pac – ha spiegato in apertura dell’incontro il responsabile scientifico di Nomisma, Paolo De Castro – grazie alla sua rilevante dotazione finanziaria garantisce una prospettiva di medio periodo per l’agricoltura italiana ed europea. In un momento di profonda incertezza e drastici cambiamenti – dalla pandemia, alla forte spinta inflazionistica delle materie prime – gli agricoltori potranno contare su aiuti diretti e risorse per realizzare gli investimenti necessari lungo un percorso di transizione ecologica e digitale e garantire una offerta di cibo salubre e di qualità”.

L’Italia con qualche giorno di anticipo rispetto alle scadenze (il 31 dicembre scorso) ha presentato a Bruxelles il proprio Piano Strategico Nazionale il documento col quale ogni singolo paese ha esercitato le proprie opzioni nell’ambito del ventaglio di flessibilità consentite da Bruxelles per adattare la Pac alla propria realtà produttiva. Con il Piano l’Italia ha definito il nuovo sistema dei pagamenti diretti per il 2023-2027, oltre a perfezionare la griglia di interventi dello Sviluppo Rurale. “L’Italia – ha spiegato la senior project manager di Nomisma, Ersilia Di Tullio – ha deciso di mantenere il sistema dei titoli, destinando annualmente al Sostegno di base 1,678 miliardi di euro. Sul fronte della redistribuzione del valore dei titoli l’Italia ha scelto di fissare un tetto massimo In 2mila euro a ettaro a partire dal 2023. Nel percorso di convergenza verso i valori medi al 2026 a ogni agricoltore dovrà essere garantito un valore pari ad almeno l’85% del valore medio nazionale (167,19 euro)”

“In questo processo redistributivo – ha aggiunto il docente dell’Università di Bologna, Felice Adinolfi – nel quale si calcola che circa 4 milioni di titoli dovranno essere innalzati e circa 700mila più ricchi invece saranno ridimensionati è stato definito, per evitare che alcuni possano subire nel processo di convergenza perdite percentualmente maggiori di altri, uno “stop loss”, ovvero non si potrà perdere più del 30% del valore passato dei titoli”.Nell’ambito di queste regole generali l’Italia ha poi adottato alcune misure per mitigare e rendere meno impattante l’effetto redistributivo. “Ad esempio – ha aggiunto Adinolfi – mantenendo un aiuto accoppiato con una dotazione di 454 milioni l’anno a favore di cereali (grano duro e riso), pomodoro da industria e barbabietola da zucchero, oleaginose e leguminose (esclusa la soia), gli agrumi e l’olivo e la zootecnia. Prosegue l’attenzione ai giovani agricoltori, con un intervento sinergico di interventi fra I e II pilastro, e la novità della gestione del rischio e in particolare dei rischi catastrofali (la cui intensità è aumentata insieme ai cambiamenti climatici). A questo proposito sarà costituito un fondo alimentato il 3% delle risorse dei pagamenti diretti. Una misura che va vista nell’ottica di un rafforzamento della sostenibilità economica delle imprese agricole”.

“Innanzitutto – ha spiegato il docente dell’Università di Perugia nonché presidente di Ismea, Angelo Frascarelli – mentre oggi sul piano dei pagamenti diretti gli agricoltori sono certi di beneficiare del pagamento di base e del pagamento greening, pari complessivamente all’85% del plafond mentre dal 2023 avranno il solo pagamento di base pari al 48% del plafond. Quindi diventa fondamentale accedere agli eco-schemi, ma non tutti i settori lo potranno fare. I settori zootecnico, olivicolo, viticolo e frutticolo, tramite l’accesso agli eco-schemi e al sostegno accoppiato, riusciranno a mantenere i livelli di sostegno attuale. Invece, alcuni comparti avranno una forte riduzione del sostegno.

Fonte: Il Sole 24 Ore