Passaggio in Normandia chiacchierando con Flaubert

È la verosimiglianza degli elementi mondani della vita rurale che ha meritato al libro la reputazione di «pietra miliare del movimento realista». Il villaggio raccontato dallo scrittore (Yonville-L’Abbaye) è fittizio, tanto che sia Renoir sia Chabrol ambientarono i film tratti dal romanzo a Lyons-la Foret, ora considerata la vera location del romanzo.

A Croisset seguendo la passione

Flaubert fuggì da Parigi per farsi avvolgere dalla verde atmosfera di Croisset, rispetto a Rouen dall’altra parte della Senna. Qui si trova il Pavillon Gustave Flaubert la cui sola stanza, luminosissima, ricorda con busti, stampe e oggetti personali come pipe, borsellini, fucili e bicchieri gli anni trascorsi in solitudine e isolamento, sempre smaniando per Elise Foucault e sempre gustando il saporito e amato formaggio Pont l’Evêque come si evince dal racconto “Un cuore semplice”.

Appena la vide sulla spiaggia di Trouville (località ben conosciuta, detta e ridetta anche da Proust), Flaubert se ne innamorò: una passione che durò per tutta la vita senza essere mai corrisposto. Fu lei, anche se lo scrittore fu un instancabile tombeur de femmes, la musa ispiratrice dell’“Educazione Sentimentale”. E Trouville fu il luogo in cui «tutti i ricordi della mia giovinezza gridano sotto i piedi come le conchiglie sulla spiaggia». Tra i ricordi di Gustave, inonda il Pavillon il profumo delle centinaia di pagine inchiostrate senza tregua, alla luce di lampade a petrolio: sono gli effluvi emanati da “Salammbò”, dalla “Tentazione di Sant’Antonio” e dall’enigmatico romanzo incompiuto – magistrale e attuale oggi più che mai – “Bouvard e Pécuchet”.

Bianche falesie, uomini e natura

Se le spiagge “mondane” di Trouville e Deauville sono state onorate da pittori e scrittori, le bianche falaises di Fécamp e Étretat, ferite da fiordi e grotte celebrate da Maupassant e dove Arsenio Lupin nascondeva i suoi tesori secondo la fantasia di Maurice Leblanc, hanno fatto da cornice ad alcuni spassosi passi di “Bouvard e Pecuchet”. Nel suo romanzo incompiuto Flaubert fa infatti esplodere tutto il raccapriccio per la vita all’interno dell’unico elemento consolatore: il paesaggio normanno. Si alternano descrizioni di campi, cieli notturni, tramonti che scandiscono con la loro bellezza il grigiore del libre abominable. È comunque la descrizione della valle dell’Orne, nel secondo capitolo di “Bouvard e Pécuchet”, che mette in luce quel contrasto tra antico e moderno e dà motivo di riflettere sulla modernizzazione agricola e sul rapporto dell’uomo con la natura.

A Carrouges, dove il cavallo è re

L’analisi del paesaggio porta a paragonare le impressioni di Flaubert ai paesaggisti francesi dell’epoca. Se però Gustave muove gli stravaganti protagonisti del romanzo tra i blocchi di arenaria rossa scavati dai fiumi e le altalenanti colline folte di verzura, il dipartimento della Bassa Normandia è oggi celebre per il castello di Carrouges, carico di mobili del Sei e Settecento di elegante fattura, e soprattutto per l’Haras national du Pin, la Versailles del cavallo dove le Cheval est Roi, dove i possenti quadrupedi da tiro di razza Cob e Percheron – quelli che per secoli trainarono le carrozze reali – fanno sfoggio della loro criniera tra le settecentesche stalle di monta ordinate in stile Grand Siècle già da Colbert e poi edificate sotto Luigi XV tra il 1715 e il 1730.

Fonte: Il Sole 24 Ore