Dalla sambuca alla liquirizia, il ritorno dei liquori tradizionali e degli amari

Il recupero dei sapori vintage, l’orgoglio per il made in Italy e il desiderio di “bere diverso” stanno determinando il revival dei “liquori della nonna”. Lo conferma anche Nielsen: nell’anno finito a giugno 2021, sono aumentate le vendite nella grande distribuzione di tutti i liquori tradizionali, e in particolare di quelli a base di liquirizia, anice o frutta (rispettivamente +11,2%, +8,7% e +5,2%), di amaretto e sambuca (+7,9% e +5,7%), e di tutti gli altri liquori minori (+12,7%). Per non parlare degli amari: in 12 mesi ha realizzato oltre 20 milioni di euro di vendite aggiuntive (+13,7%).

Non solo un trend da lockdown

Certo lo spostamento dei consumi in Gdo si deve in parte alla chiusura dei locali pubblici dettata dal lockdown, ma non solo. Nielsen rileva che le vendite continuano a crescere mese dopo mese e l’Osservatorio Spirits di Nomisma conferma l’interesse anche nel post pandemia.

A guidare i consumi nel prossimo anno saranno il made in Italy (39%), la provenienza dei liquori da territori specifici (10%), le limited edition e i prodotti realizzati con ingredienti particolari (14%). Coglie questi ultimi due trend la versione al peperoncino piccante calabrese del Vecchio Amaro del Capo della Distilleria F.lli Caffo che negli ultimi anni ha avuto crescite a due cifre, arrivando a coprire il 35% delle vendite degli amari in Gdo.

Del resto, il brand in questo mercato è determinante: secondo Nomisma, guida le scelte del 22% dei consumatori. Il ruolo della marca, unito al mix tra desiderio di esplorare nuovi gusti e di fare esperienze diverse, è il terreno favorevole anche per il successo dei craft spirits, indicati dal 14% dei consumatori come uno dei trend più promettenti del futuro e che già oggi vanta produttori di culto, come “l’alchimista” Baldo Baldinini con i suoi Di Baldo Spirits.

La new wave dei piccoli produttori…

La new wave dei liquori tradizionali coinvolge gli oltre 240 piccoli e medi produttori, che sono poi l’ossatura del comparto (sono l’80% delle aziende, secondo Federvini) e anche la memoria storica, come la Luxardo (26 milioni di euro di vendite, per il 70% realizzate all’estero), che festeggia i 200 anni di attività quadruplicando la capacità produttiva

Fonte: Il Sole 24 Ore