Per collezionare bene inforcate le lenti del dubbio

Collezionare è cercare e conservare un’opera d’arte che ha un valore simbolico, storico, un significato, talvolta anche un valore economico, ma che serba pure un valore affettivo e relazionale. La ricerca e la scoperta dell’opera sono alla base del collezionismo e sfidano il tempo, nella speranza di trovare qualcosa di importante non solo per noi, ma anche per chi verrà dopo di noi e per la scrittura della storia futura.
Molteplici le motivazioni che spingono questo agire. Ma si può collezionare bene e collezionare male. «I collezionisti maturi non comprano solo per impulso, spesso nemico del collezionismo» spiega Sharon Hecker, storica dell’arte. «Non si lasciano mettere sotto pressione dalla mancanza di tempo, non si fidano solo delle proprie capacità per valutare l’autenticità di un’opera e non si fidano della documentazione relativa all’opera che intendono acquistare senza una preventiva analisi da parte di storici esperti dell’autore». Perché, talvolta, si falsificano anche i documenti, come fece John Drewe che creava false lettere che attribuivano autenticità a opere false inserendole negli archivi di alcuni musei inglesi.

La due diligence

Come quando si compra un immobile, è normale fare una due diligence, l’identica operazione è necessaria quando si acquista una tela, che talvolta potrà valere anche più della dimora che la custodisce! Tra le numerose verifiche da fare vi sono: «La ricostruzione della provenienza – che non sia frutto di arte confiscata dai nazisti dal 1933 al 1945, di furti o di esportazioni illecite –; la verifica della documentazione – che provenga dall’artista o dall’archivio di riferimento o dagli esperti acclarati di quell’autore–; non basta la certificazione del gallerista e neanche di una sentenza di un tribunale» precisa la storica dell’arte. Il sistema dell’arte, e con esso il mercato, si affida alla reputazione di chi studia l’opera o il lascito o all’artista, se è in vita, e l’attribuzione e l’autentica sono fondamentali.

«Verificare anche, attraverso il condition report, le condizioni di salute dell’opera. Talvolta i restauri vengono celati e non dichiarati, anche nel contemporaneo dove il deprezzamento dell’opera può essere elevato, se restaurata senza consultare l’artista» prosegue Hecker. Anche prima dell’acquisto può essere utile richiedere esami scientifici per verificare lo stato di salute e la corretta datazione dell’opera; un bravo conservatore scientifico può venire in aiuto.
Talvolta i problemi di un cattivo collezionismo emergono quando la tela viene prestata per un mostra o si decide di donarla a un museo. «I curatori devono ricostruire la provenance e non sempre i conti tornano. Talvolta si scopre che quello che il collezionista pensava fosse non corrisponde alla realtà» sottolinea Hecker. Il quadro non ha le corrette attribuzioni e viene escluso dalla mostra. Il bravo collezionista, quindi, mette ordine, anche quando ha ereditato la raccolta, proprio perché la documentazione ricevuta deve passare dal vaglio degli storici dell’arte, dell’archivio o della fondazione dell’artista.

La riscrittura della storia

Poiché l’arte e la sua storia è soggetta a continue scoperte e riscritture che possono modificare il percorso di un artista e della sua opera. L’affare proposto dal mercante sull’opera inedita senza documentazione potrebbe essere un rischio. Il campanello d’allarme deve spingere a chiedere un parere a più studiosi: se tutti concordano sull’attribuzione, il rischio si abbassa. I cataloghi ragionati servono proprio a censire e mettere ordine nella produzione artistica di un autore e a rintracciare opere non ancora pubblicate. Quando l’archivio avvia il censimento della produzione artistica per la realizzazione del catalogo curato da uno o più studiosi specialisti dell’artista, viene valutata ogni opera su criteri artistici e scientifici attraverso un comitato scientifico, e se il lavoro è idoneo entra nel catalogo ragionato. Un’opera pubblicata nel catalogo ragionato acquisisce per il mondo dell’arte valore scientifico, che potrà trasformarsi anche in valore economico.

Il vetting

Per guidare i collezionisti in un mercato pieno di inciampi, alcune fiere d’arte, in primis Tefaf e Frieze, prevedono un vetting, cioè un controllo delle opere esposte in vendita. «Questo aggiunge molta sicurezza all’acquisto – conclude Hecker –: le opere passano al vaglio di esperti indipendenti, tra studiosi, curatori di musei e storici dell’arte, e se qualcosa non va vengono escluse dalla fiera». Insomma, studiare e verificare sono il pane quotidiano del bravo collezionista.

Fonte: Il Sole 24 Ore