Perché solo poco più della metà delle Pmi dell’Ue esporta fuori dai confini nazionali? 

Ci sono imprese che con la pandemia e “grazie” alla pandemia hanno accelerato sul fronte della digitalizzazione traendone concreti benefici di business ed altre che sono rimaste indietro proprio perché non sono riuscite (o sono riuscite solo in parte) a portare avanti progetti di trasformazione legati alle tecnologie. Una ricerca condotta in aprile da Alibaba in collaborazione con YouGov, che il Sole24ore.com ha avuto modo di consultare in anteprima, ha provato a capire come le piccole e medie imprese dell’Unione europea si sono adattate per raccogliere le sfide che l’emergenza Covid-19 ha messo loro di fronte e ha rilevato come solo poco più della metà (il 52%) oggi sia attiva nell’export a livello internazionale (e principalmente in altri Stati membri della Ue). Le barriere? Il costo dei trasporti (voce indicata nel 19% dei casi), la mancanza di personale e risorse (nel 18%), ma anche poca chiarezza e comprensione delle regolamentazioni locali (nel 15%). Per dare slancio alle vendite all’estero, per contro, i due fattori reclamati dalle imprese sono la riduzione della burocrazia transfrontaliera e una maggiore facilità nell’uso dei servizi di pagamento digitali.

I pagamenti digitali sono importanti per 9 aziende su 10

Del campione di circa 2.300 aziende oggetto di indagine in sei Paesi (Germania, Francia, Spagna, Italia, Olanda e Polonia), 500 di queste erano Pmi tricolori: il 51% ha confermato di vendere attualmente servizi e prodotti fuori dai confini nazionali e il rimanente 49% limita la propria attività al solo mercato locale. Fra le prime, il 60% opera in tutte le nazioni dell’Europa dei 27 e il 36% anche in altri Stati europei al di fuori della Ue; circa un terzo fa affari in Nord America, un quarto in Russia e Sud America e un quinto è attiva sui mercati di Cina, Africa e India. Fra le aziende che vendono oltre confine, l’export è ritenuto una parte significativa dell’attività nel 31% dei casi ed essenziale per rimanere competitivi nel 23%. La maggioranza di chi opera extra Italia, il 62% per la precisione, ritiene i metodi di pagamento digitali molto importanti e un ulteriore 30% li giudica abbastanza importanti, mentre solo il 7% non li considera particolarmente utili ed efficaci e il 2% non ne fa alcun uso.

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Le barriere all’export

Fra le principali barriere che le Pmi ancora non affacciatesi al mercato internazionale citano come più importanti, la voce più importante riguarda i costi di trasporto dei beni (citata dal 24% delle imprese) e a seguire complicazioni e ritardi dovuti alla pandemia di Covid-19 (20%), la non comprensione dei vari regolamenti locali e la mancanza di personale e risorse (19%). La preoccupazione riguardo il rischio di frodi e la sicurezza dei pagamenti interessa invece solo il 12% delle Pmi e ancora meno rilevante è la scarsa conoscenza di come usare la tecnologia necessaria.

Le azioni governative per favorire il commercio elettronico

Interpellate circa i possibili interventi pubblici a supporto della vendita di prodotti o servizi a livello internazionale, le piccole e medie imprese italiane sembrano non avere molti dubbi in proposito. La riduzione sostanziale delle procedure amministrative per operare all’estero (burocrazia transfrontaliera, documentazione, dogane commerciali) è in cima alla lista delle priorità per oltre un terzo delle aziende campione mentre il 31% chiede azioni mirate per informare meglio le Pmi imprese sulle opzioni di commercio elettronico transfrontaliero e il 27% di fornire assistenza finanziaria per la creazione di negozi online.

L’effetto Covid-19 sulle attività digitali

La propensione ad operare su scala internazionale e a vendere online in seguito alla pandemia registra percentuali che si potrebbero definire non esaltanti. Il 52% delle 500 imprese oggetto di indagine ritiene molto o abbastanza probabile di aumentare le attività oltre confine a livello internazionale(solo il 5% lo ha già fatto) e una percentuale di poco superiore, il 59%, ha confermato di voler rafforzare la propria presenza nell’e-commerce e solo il 7% ha già completato questo passo. La possibilità di iniziare a vendere su un mercato online interessa sempre più della metà delle Pmi (il 53% per la precisione) ma al momento solo il 9% ha confermato di aver già imboccato questa strada. Simile, infine, l’atteggiamento circa l’implementazione di nuove o ulteriori opzioni di pagamento digitale e l’incremento delle attività di marketing digitale: è una possibilità molto o abbastanza probabile per il 58% e il 62% delle imprese rispettivamente, ma anche in questo caso sono solo il 10% e il 6% ad aver già concretamente operato in queste direzioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore