PMI Creative, più facile stanziare fondi che definire regole

• consolidare e favorire lo sviluppo del sistema imprenditoriale del settore creativo attraverso attività di analisi, studio, promozione e valorizzazione.

All’apertura dello sportello, prevista entro l’anno corrente, la domanda andrà presentata tramite il portale web dell’INPS, compilando il modulo online “Esonero Art. 70 D.L. n. 73/2021” dalla sezione Portale delle Agevolazioni.

Il limbo delle Imprese Culturali e Creative

La creazione di un fondo specifico per le PMI culturali e creative, oltre a rappresentare un importante strumento di sostegno alla ripresa del settore, costituisce un fondamentale passo in avanti nella sua regolamentazione che, dal riconoscimento giuridico nel 2018, ancora attende una normativa propria. Approvata con la Legge di Bilancio 2018, la proposta di legge “Disciplina e promozione delle imprese culturali e creative” stabiliva innanzitutto i requisiti necessari affinché un’impresa potesse essere definita tale: tra questi, avere per oggetto sociale esclusivo o prevalente l’ideazione, la creazione, la produzione, lo sviluppo, la diffusione, la conservazione, la ricerca e la valorizzazione o la gestione di prodotti culturali, intesi quali beni, servizi e opere dell’ingegno inerenti alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, allo spettacolo dal vivo, alla cinematografia e all’audiovisivo, agli archivi, alle biblioteche e ai musei, nonché al patrimonio culturale e ai processi di innovazione ad esso collegati. Ma da allora le ICC vivono in un limbo normativo in quanto, all’approvazione della proposta di legge, sarebbe dovuta seguire una procedura del MiC per il riconoscimento della qualifica di cui ad oggi ancora non c’è notizia.

L’industria creativa può attendere

La situazione delle Imprese Culturali e Creative è stata recentemente affrontata dal disegno di legge recante “Misure per lo sviluppo del turismo e per le Imprese Culturali e Creative. Delega al governo in materia di spettacolo”, vicinissimo all’approvazione in Consiglio dei Ministri nel febbraio di quest’anno ma poi abbandonato per le urgenze connesse alla pandemia. Come il precedente, anche questo nuovo disegno di legge delega le modalità di riconoscimento delle ICC ad un decreto del Ministero della Cultura. Quest’ultima proposta prevede, inoltre, un’interessante misura destinata ai comuni con una popolazione superiore a 100mila abitanti. Si tratta dell’istituzione di Zone Franche per la Cultura ovvero aree comprensive anche di immobili pubblici inutilizzati, dove poter proseguire o trasferire attività culturali e creativi a fronte di una serie di agevolazioni fiscali, tra cui l’esenzione dalle imposte sui redditi per i primi cinque anni, l’esenzione dall’imposta regionale sulle attività produttive, l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali, con esclusione dei premi per l’assicurazione obbligatoria infortunistica. Non meno importante, sempre in questa nuova proposta di legge, le norme previste per la concessione a titolo gratuito o con pagamento di un canone agevolato di beni immobili pubblici in stato di abbandono o sottoutilizzati. Ma, anche questa volta, per il settore culturale sembra essere sfumata la possibilità di diventare un’industria a tutti gli effetti con regole proprie e strumenti finanziari capaci di supportare una crescita sistemica.

Fonte: Il Sole 24 Ore