Pomodori per l’industria, ripresa dopo anni di crisi

L’oro rosso torna a brillare. Dopo anni di costante calo dei consumi, nell’annus horribilis del lockdown l’industria conserviera ha archiviato a dicembre un incremento delle vendite nella distribuzione organizzata del 9,8% rispetto a dicembre 2019, che corrisponde a un +16,4% in valore. Una crescita che ha più che compensato il calo della domanda nel canale horeca (bar e ristoranti) dovuto alle chiusure. Il prodotto che ha registrato le migliori performance di vendite è stata la passata (+11% in volume e +19% in valore), a conferma della crescente popolarità conquistata negli ultimi anni, seguita dalla polpa (+9% in volume e +16,4% in valore). In crescita anche le conserve biologiche certificate che tra passate, polpe, sughi e (in misura minore) pelati rappresentano circa il 5% delle vendite al dettaglio complessive.

Numeri che stanno spingendo i produttori, nel comparto dell’ortofrutta nazionale che vanta il miglior saldo commerciale, ad aumentare ulteriormente gli investimenti 2021 sul pomodoro da industria, dopo che la campagna di produzione dell’estate 2020 si è chiusa con un incremento del’8% dei quantitativi conferiti all’industria conserviera nazionale.

Loading…

Una crescita che non deve però trarre in inganno perché arriva in circostanze eccezionali, come la pandemia, e dopo anni di difficoltà che hanno riguardato soprattutto il mercato interno. «La nostra sfida adesso deve essere quella di aumentare l’appeal ritrovato e la consapevolezza dei consumatori sulle proprietà salutistiche delle conserve di pomodoro, per mantenere la marginalità recuperata anche in tempi normali, quando verrà meno l’effetto corsa alle scorte innescato dalla pandemia», dice Giovanni De Angelis, direttore dell’Anicav, l’associazione che rappresenta oltre il 90% dell’industria privata e tre quarti della produzione totale, mentre il resto arriva dal mondo della cooperazione.

Le prime stime 2021

Nel Nord Italia, dove sono già stati firmati i pre-contratti tra produttori e industria, le primissime stime indicano un aumento delle superfici di circa 1.300 ettari con un coinvolgimento anche delle coltivazioni biologiche, in costante crescita negli ultimi anni. I trasformatori puntano ad aumentare la produzione per ricostituire le scorte alla luce dell’ottimo andamento delle vendite al dettaglio. «Il settore ha sempre avuto andamenti ciclici, e dopo il calo degli ultimi anni il 2020 è stata un’annata di crescita, anche se non così marcata», conferma Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative e di Conserve Italia, uno dei maggiori gruppi conservieri in Europa, proprietaria, tra gli altri, dei marchi Cirio, Yoga e Valfrutta. «Il Covid – aggiunge – ha determinato evidenti scompensi sul mercato, limitando consumi e ritiri su tutto il canale horeca, ma sui canali retail c’è stato un aumento in tutta Europa. Le scorte, in un mercato abituato a lavorare con stock abbondanti, si sono fortemente ridotte, e questo potrebbe spingere gli investimenti in vista di una loro ricostituzione, anche se per avere dei numeri affidabili sulla nuova campagna bisognerà aspettare almeno un mese».

Al Nord, dove i negoziati per l’accordo quadro su quantitativi e prezzi sono già in corso, la produzione, stando alle primissime indicazioni, potrebbe attestarsi a 2,8 milioni di tonnellate, a cui potrebbero aggiungersi altre 2,5 milioni di tonnellate provenienti dalle regioni del Centro-Sud che porterebbero il raccolto nazionale a 5,3 milioni.

Fonte: Il Sole 24 Ore