Ponte sullo Stretto, i sindaci scrivono al ministero dell’Ambiente: «Dai cantieri all’opera, ecco tutti gli errori e le incompatibilità»

«Ignorata l’alta sismicità dell’area dello Stretto»

Anche rispetto alla sismicità dell’area dello Stretto, quella a più alta intensità nel Mediterraneo, Giusy Caminiti rileva la «mancanza di riferimenti relativi in particolare al terremoto del 6 febbraio 1783 che ebbe effetti devastanti sui luoghi interessati dal progetto. La faglia sismica, segnalata sulle mappe, attraversa tutto il territorio di Cannitello fino a Punta Pezzo, lambendo quindi anche la variante ferroviaria realizzata nel 2012 come opera propedeutica al Ponte. Sono necessari pertanto approfondimenti normativi e tecnici di dettaglio».

I rischi del territorio

Complessivamente, quindi, il comune calabrese ritiene che «la trasformazione del territorio, a conclusione della realizzazione dell’opera, snaturerà il contesto urbano della città unitaria, mentre durante le fasi di esecuzione le imponenti aree di cantiere consumeranno il suolo fino ad oggi preservato dall’antropizzazione. E nel contempo non sono previste opere e misure di compensazione tali da mitigare l’impatto che l’opera porterà sul territorio». Nella relazione inviata al Mase sono stati inseriti anche i contributi di cittadini, tecnici e scienziati che hanno partecipato all’ultimo consiglio comunale aperto alla cittadinanza: c’è chi ha fatto presente, ad esempio, il problema delle radiazioni a Piale, borgo che già soffre per la presenza di radar e antenne alle quali si aggiungeranno rumori e vibrazioni per gli scavi del blocco di ancoraggio del ponte e per le gallerie dei raccordi stradali. O quello del forte murattiano, forte Beleno, risalente al 1880, che rischia di essere cancellato dalla costruzione del ponte.

Villa San Giovanni, la città dell’impatto

«Villa San Giovanni è la città dell’impatto, la città su cui ogni scelta inciderà, in modo definitivo, dal punto di vista urbanistico, ambientale, economico e sociale. Quest’opera tocca il litorale, il mare, gli ecosistemi tutelati, i torrenti, l’assetto geomorfologico del territorio. Quest’ente è chiamato alla valutazione di un progetto approvato come definitivo ma che oggi non c’è. Non c’è per le gravi carenze documentali riscontrate in questi intensi mesi di esame ed analisi. Villa San Giovanni oggi non è in grado di valutare gli effetti di breve, medio e lungo periodo che la realizzazione dell’opera comporterebbe. L’erosione costiera, le fiumare, il dissesto idrogeologico, l’ impatto climatico e l’inquinamento visivo, acustico, ambientale, la valutazione di impatto sulla salute pubblica non sono stati per nulla stimati», critica Giusy Caminiti.

Il sindaco di Messina: «Cantierizzazione diffusa»

Anche il sindaco di Messina presenta al Mase una corposa documentazione tecnica, partendo dalla contestazione dei termini di presentazione delle osservazioni, che avrebbero dovuto prevedere 30 giorni in più, 60 in totale. Rispetto all’impatto ambientale, Federico Basile dichiara che «l’opera nel suo complesso è chiaramente difforme da ogni strumento di pianificazione di competenza del comune di Messina, a partire dal piano regolatore e, a seguire, da ogni piano di mobilità, di protezione civile, del commercio. Strumenti che rappresentano il percorso di sviluppo della città che stavamo realizzando e che dovranno, adesso, essere rivisti in sinergia con le opere connesse al ponte sullo Stretto».

«Prima viene la città (poi il ponte)»

A causa della cantierizzazione diffusa che travolgerà la città, il sindaco teme effetti devastanti: «Lo sviluppo della città non potrà essere sottomesso alla realizzazione dell’opera, ma dovrà, eventualmente, trarne beneficio e in questo noi vigileremo e chiederemo con forza, in ogni tavolo, di essere ascoltati – dichiara Basile -. Le fasi di cantiere non dovranno interferire con le ordinarie attività cittadine, dai servizi alle scuole, agli uffici, alla vita quotidiana. Messina non può subire per dieci anni un impatto del genere, senza nemmeno avere un ruolo fondamentale nella scelta delle soluzioni. Prima viene la città! Anche come sindaco metropolitano posso dire che tutta l’opera è difforme da regolamenti e vincoli, come quelli della riserva di Capo Peloro e dei laghi di Ganzirri. Tutta la viabilità, sia comunale sia di competenza provinciale, verrà stravolta e dovrà essere ripensata tenendo conto di più progetti in corso, quelli per ferrovie, stazioni, viabilità. Un peso insostenibile».

Fonte: Il Sole 24 Ore