Prologis, 1,67 milioni di mq in 100 edifici Ma il settore è in frenata

La logistica tira il freno a mano. «Un mercato a due velocità quello dell’immobiliare per la logistica nel 2022 – ha dichiarato Sandro Innocenti, senior vice president e country manager, Prologis Italia commentando i risultati conseguiti lo scorso anno dalla società in Italia –. Attivo ed ottimista nei primi sette mesi dell’anno, più cauto e conservatore nell’ultimo trimestre. In questo contesto assai mutevole abbiamo registrato da un lato la continua ricerca di spazi logistici di qualità in zone strategiche e in ambito urbano da parte dei conduttori, e dall’altro un clima più riflessivo da parte degli sviluppatori ed investitori immobiliari».

Prologis Italia ha concluso il 2022 con un tasso di occupazione in crescita degli immobili nel nostro Paese al 99,2%, rispetto a una media globale Prologis che si è attestata al 96,5 per cento.
Come spiega la stessa società, al 31 dicembre, a seguito anche dell’acquisizione del portafoglio immobiliare Urban Spaces nel settembre 2022, in Italia Prologis era proprietaria e gestiva circa 1,67 milioni di mq di strutture di distribuzione dislocate in 100 edifici. A fine anno Prologis deteneva in portafoglio in Italia 70 ettari di terreni edificabili e nel corso del 2022 ha ultimato e consegnato 58mila mq di edifici build-to-suit e speculativi.
Nel 2022, la società ha ceduto in Italia 50mila mq non adatti a sviluppi logistici.
Sul fronte delle acquisizioni, l’operazione principale ha riguardato 32 immobili facenti parte del portafoglio Urban Spaces, per un totale di 259mila mq di superficie locati al 100 per cento. Prologis ha inoltre acquistato 25mila mq di terreno a Castelmaggiore (Bologna) e 90mila mq a Castelnuovo di Porto (Roma).

L’aumento dei costi di costruzione e la difficoltà sulla filiera della supply chain hanno pesato sul settore – ammette Innocenti – che sottolinea come la società, per ammortizzare i costi e limitare i ritardi, abbia proceduto disintermediare alcuni rapporti. Ovvero, se prima tutte le fasi di sviluppo erano affidate a un unico general contractor che poi consegnava “chiavi in mano” il prodotto finito, da mesi è la stessa società a relazionarsi con i singoli fornitori per cercare di velocizzare i passaggi.

«Il 2023 – ha concluso Sandro Innocenti – si prospetta quindi come un anno di transizione in cui prevarrà una strategia attendista da parte di sviluppatori e investitori a fronte di tassi di occupazione degli immobili che si manterranno su livelli elevati e di un minor numero di investimenti principalmente focalizzati su immobili built-to suit».

Fonte: Il Sole 24 Ore