Rugby, l’Italia batte la Scozia e rompe 11 anni di digiuno all’Olimpico

ROMA – Il fischio finale arriva alle 17.04, minuto 82.21 di una partita intensissima. In quel momento cade un muro composto da 4.011 mattoni, pardon: da 4.011 giorni. Tanto è durato il digiuno degli Azzurri nelle partite interne del Sei Nazioni, visto che l’ultima vittoria a Roma era arrivata il 16 marzo 2013 contro l’Irlanda. Undici anni senza dare una gioia al pubblico dell’Olimpico.

L’Italia batte la Scozia 31 a 29

Sporadiche vittorie in trasferta – Edimburgo 2015 e Cardiff 2022 – hanno avuto il loro peso, ma pesante, pesantissima era anche l’assenza di successi in casa. Ebbene, ora è finita: Italia 31 Scozia 29, dopo un primo tempo finito 22-16 per gli ospiti. Che finora avevano espresso un ottimo rugby in questo torneo, ma sono stati progressivamente silenziati da un XV forte, determinatissimo, disciplinato, brillante quando serviva ma soprattutto eccezionale in difesa (210 i placcaggi messi a segno). E allora 55mila spettatori – tra cui la premier Giorgia Meloni, poi scesa a festeggiare negli spogliatoi – hanno potuto esultare, mentre agli altri 15mila, scesi dal Nord della Gran Bretagna, non restava che riconoscere i meriti degli avversari.

Gli ospiti in vantaggio nel primo tempo

Solo in avvio di gara la Scozia era stata superiore, trovando una meta di forza di Zander Fagerson e un’altra, al termine di una insistita azione dei trequarti, realizzata da Steyn. Dopo 12 minuti 3-14 per la squadra ospite, ma gli Azzurri avevano una prima reazione, concretizzata in meta da Brex (poi votato man of the match) pronto a raccogliere in mezzo a tre scozzesi un intelligente calcetto di Page-Relo. Si soffriva ancora per un piazzato del fuoriclasse Russell e una meta di Schoeman, poco prima della mezz’ora, frutto di una spinta collettiva che poteva suscitare preoccupazione e anche un po’ di scoramento. Invece l’Italia manteneva la concentrazione, esibendo alcune individualità (Menoncello e Niccolò Cannone, oltre al citato Brex) e combattendo con determinazione anche su ritmi alti. Due piazzati, di Garbisi e del positivo Page-Relo, avvicinavano i nostri a meno sei.

Meta all’esordio per il figlio d’arte Lynagh

Un gran bel finale del primo tempo per alimentare speranze rafforzate al 4’ della ripresa dalla meta dell’esordiente Louis Lynagh (papà Michael, campione del mondo con l’Australia, e mamma Isabella, trevigiana): questa volta il calcetto doc è stato di Garbisi e il biondo trequarti ala non si è fatto pregare. Lo stesso Garbisi colpiva di nuovo il palo, dopo quello che ci ha lasciato sul 13-13 in Francia nel turno passato, ma ormai l’Italia era vicina. Feroce sugli attacchi degli uomini (oggi) in bianco, che alla fine trascorreranno 50 minuti senza segnare. Gran merito del sorpasso, al 57’, era del giovane n. 8 Ross Vintcent, capace di volare come una scheggia nella difesa, creando i presupposti per la meta di Varney. Gli Azzurri mettevano una terribile pressione sugli uomini del ct Greg Townsend (si veda per tutti un doppio placcaggio Capuozzo-Lynagh su Van der Merwe, potentissimo “metaman” del torneo) e crescevano molto anche in mischia. Al 33’ Garbisi capitalizzava le difficoltà avversarie con un calcio.

Ma c’era ancora da soffrire. Da 31-22 a 31-29 per la meta di Skinner, trasformata da Russell, a due minuti dalla fine. Non restava che mettersi in trincea, difendere una interminabile serie di 24 fasi con la palla in mano agli ospiti. Fino al minuto 82.21, al fischio dell’arbitro australiano Gardner e alle lacrime dei protagonisti di un successo atteso da tanto ma tanto di quel tempo.

Fonte: Il Sole 24 Ore