Ruolo professionale a rischio se subisce l’«effetto Lucifero»

La “trasfigurazione” in pochi giorni dei diversi studenti da persone normali in guardie aguzzine o in prigionieri inermi e l’esito complessivo dell’esperimento sembrano dire che è davvero difficile non subire il condizionamento delle altrui e proprie attese rispetto al ruolo che rivestiamo. E questo è uno spunto importante parlando di ruolo nel mondo professionale.

Quanto un ruolo assegnato nella nostra vita lavorativa ha in sé il rischio di essere interpretato mettendo in atto i preconcetti e l’immagine che ciascuno di noi, in modo inconscio, si è creato verso quel ruolo? Come un manager, un professore, un medico, un venditore, si immaginano debba agire un manager, un professore, un medico, un venditore?

Rispetto ad un ruolo assegnato ciascuno di noi ha sicuramente la propria idea, che nasce dai valori, dalle esperienze che ha fatto, da ciò che ha visto e dagli esempi che ha avuto. Ma una volta messo alla prova, i suoi comportamenti sono frutto di una sua scelta o rispondono a regole generali e forse un po’ spersonalizzate del gruppo di appartenenza?

In azienda, a chi si sta per assumere un nuovo incarico, spieghiamo le “attese di ruolo” e forse non sottolineiamo abbastanza che in quelle attese devono esserci anche i nostri desideri, i nostri valori e ciò che abbiamo dentro, come persone e non solo come professionisti appartenenti ad un gruppo specifico. Con i manager spesso usiamo modelli manageriali come riferimento nella gestione del loro ruolo, spesso descritto in termini di competenze e obiettivi che deve presidiare.

A volte rischiamo però di dare per scontata la necessità che questi manager hanno di trovare nel loro ruolo anche un significato valoriale, che possa aiutarli a capire se e quanto si riconoscono – umanamente e personalmente – in ciò che sono chiamati a fare, offrendo loro la possibilità di decidere come agire nel ruolo assegnato e come esprimere sé stessi al meglio. Il contesto e il gruppo di appartenenza ci influenzano sicuramente, ma il modo di interpretare un ruolo deve rimanere il più possibile una libera scelta.

Fonte: Il Sole 24 Ore