Scuole di moda, Milano si conferma hub di riferimento per gli studenti internazionali

Dalla stampa più classica su tessuto alla progettazione di capi sostenibili. Dalla comunicazione di un brand sui social alla modellistica, fino al design dei gioielli. A Milano (e dintorni) è possibile formarsi in praticamente tutti gli ambiti di quell’ecosistema multisfaccettato chiamato moda e che, allargato ai cosiddetti “settori collegati” nel 2023 ha realizzato 111,7 miliardi di euro di fatturato, di cui una quota di circa i due terzi realizzata oltre confine.

Dall’estero arriva una fetta consistente degli studenti che, diplomati o già laureati, sono alla ricerca di una formazione di tipo parauniversitario, universitario o post lauream nel settore. Dopo la battuta d’arresto dipesa dalla pandemia – quando gli studenti erano impossibilitati a viaggiare, ma non hanno smesso di scegliere le scuole milanesi anche con lezioni a distanza – gli stranieri hanno cominciato a tornare nel capoluogo lombardo alla ricerca di un’istruzione di alto livello, ma anche di una forte connessione con le aziende della moda italiana. Con le quali, di fatto, tutte le grandi scuole lavorano a stretto contatto.

Ied MIlano e Accademia Galli, dal tessile alla moda adattiva

«Facciamo workshop, progetti di collaborazione e di tesi con aziende italiane come Otb, Stella McCartney, Wolford – spiega Olivia Spinelli, head of Fashion School di Ied Moda Milano – perché il nostro intento è quello di offrire agli studenti un approccio concreto, così che i ragazzi, una volta terminato il percorso di studi sappiano già lavorare». In Lombardia, e limitatamente all’area moda, Ied conta circa 1350 studenti tra la sede di Milano (che detiene la percentuale maggiore) e l’Accademia di Belle Arti Aldo Galli – Ied Network. La percentuale di studenti stranieri raggiunge il 30% nella media dei segmenti e il 50% circa nei master, con picchi che arrivano alla totalità di studenti stranieri per esempio nel master in «Textile design – product research sustainability» a Como: «Gli studenti sono tutti stranieri e arrivano da India, Iran, Belgio, Usa, Svizzera», spiega Alon Siman-Tov, coordinatore corso triennale di Fashion e Textile Design di Accademia Aldo Galli. Il master, del resto, è abbastanza unico nel suo genere: «Ha l’obiettivo di completare il percorso e lavorare sulla sostenibilità – continua Siman-Tov -, lavoriamo su certificazione e aspetti giuridici tematica giuridica dei contratti e delle certificazioni».

Il tema della sostenibilità è decisivo nella formazione di professionisti che andranno a lavorare in un settore moda a impatto sempre più ridotto (anche per legge). Ied, per esempio, sta lavorando alla costruzione di bienni specialistici nell’area del fashion design responsabile con particolare attenzione «alle tematiche di circolarità e reale impatto della moda sull’ambiente e sulle persone coinvolte in ogni step della catena di produzione mondiale, puntando a sviluppare negli studenti un pensiero critico e propositivo verso i fenomeni di sovraproduzione e sovra-consumo». A questo si aggiunge il tema dell’inclusività, con un focus sulla moda adattiva che porterà Ied anche a lavorare con il comitato paralimpico.

Accademia Costume&Moda compie 60 anni

La sostenibilità è uno dei focus anche di Accademia Costume&Moda, storica realtà romana (compie 60 anni a breve) sbarcata a Milano nel 2020 con una seconda sede con un’offerta formativa tarata su comunicazione, management e anche impatto ambientale: «Tra le nostre proposte c’è un master di primo livello in «Fashion Sustainability & Industry Evolution» che non mira solo al design sostenibile, ma a formare manager che hanno ruolo sempre più importante in azienda», spiega Furio Francini, amministratore delegato dell’Accademia. L’aggiornamento continuo delle materie di studio (non solo con l’obiettivo di creare nuovi percorsi, ma di aggiornare quelli esistenti) passa anche per l’investimento in strumenti e tematiche legate alle nuove tecnologie: «Ci sarà un forte input su Nft, realtà aumentata, intelligenza artificiale: ce lo richiedono molte aziende, in previsione di assumere professionisti che abbiano queste competenze», continua Francini.

Fonte: Il Sole 24 Ore