
Search Fund, la nuova via all’imprenditorialità
I Searcher italiani hanno un’età mediana di 34 anni, il 32% ha meno di 35 anni, 58% ha tra 35 e 45 anni, 10% ha più di 45 anni. La maggioranza (66%) opera da solo, il 34% in coppia, solo il 3% è composto da donne (vs 7% nel benchmark internazionale). Il Background professionale prevalente è quello di general management (37%) o consulenza strategica (32%), investment banking e private equity (31%).
Se in un caso su cinque il searcher ha esperienze imprenditoriali precedenti, il 63% dei searcher italiani è in possesso di Mba (3% frequentato in Italia, il 47% in Europa, 13% negli Usa) e il 50% di questi ha scoperto il modello proprio tramite l’Mba, confermando il ruolo centrale di questo percorso di studi nella diffusione dei Search Fund.
Ad investire in questo strumento nel 49% dei casi sono investitori istituzionali (soprattutto esteri), nel 18% family office, nel 33% individui, angel e holding personali. Nel 30% gli investitori sono italiani, nel 55% provengono da altri paesi europei, per il 15% dalle Americhe.
Il Budget medio raccolto per la fase di ricerca è 558.000 euro, con una media di 17 investitori per fondo. Questo budget serve per finanziare in primis lo stipendio del searcher (47% del budget), le spese di acquisizione dell’azienda (25%), i viaggi (13%) e il marketing (15%). Il salario medio del Searcher è in 7 casi su 10 compreso tra 50.000 e 100.000 euro l’anno. Per l’individuazione dei target, tutti i Searcher combinano una strategia di ricerca proprietaria con il ricorso a intermediari. Mentre dal punto di vista strategico si orientano soprattutto verso aziende con business difendibile, con possibilità di crescita organica o tramite consolidamento settoriale, che operano in settori non ciclici e a basso rischio tecnologico o regolatorio. In media per ogni Search Fund si contano 1.543 aziende contattate, con il 24,7% di risposte, 12% di segnali di interesse concreto e lo 0,2% di esito positivo con letter of interest.
Dei 29 Search Fund italiani analizzati (di cui 10 nati nel 2024, a conferma del fenomeno recente), 11 hanno già effettuato le acquisizioni italiane. I settori coinvolti sono molto variegati: labelling, pharma, tecnologie laser, food & beverage, gestione rifiuti, software, moda, education, facility management. Quasi metà delle operazioni si concentra in Lombardia (5 acquisizioni), seguita da Veneto (2), Toscana (2), Piemonte (1), Emilia-Romagna (1) e Lazio (1).
Fonte: Il Sole 24 Ore