Sicis cresce con i gioielli in micromosaico: «Un’arte antica su cui non c’è concorrenza»

A Hong Kong ha aperto poche settimane fa la quarta boutique, dopo quelle di Londra, Parigi e Milano. Dall’altra parte dell’oceano, a New York, presidia i cantieri sulla Fifth Avenue, che nel 2025 lasceranno il posto a una prestigiosa vetrina. E tra i due estremi del globo, nei laboratori di Ravenna artisti e creativi sono al lavoro sulle nuove collezioni da presentare in aprile a Ginevra, dove sarà lanciato anche il primo gioiello senza micromosaico. C’è un gran fermento in Sicis Jewels, l’ultima nata tra le divisioni di Sicis, l’art mosaic factory di Ravenna, dal 1987 lo scrigno della tradizione e della maestria musiva, declinate prima in opere di bellezza per l’architettura di interni e, da un decennio a questa parte, in particolari preziosi da indossare: spille, anelli, orecchini, collane, bracciali e orologi, caleidoscopiche miniature ispirate alla natura.

«Stiamo crescendo molto rapidamente. Dal 2018, anno del mio arrivo alla guida creativa della divisione, a oggi ho inserito decine di gemmologi e orafi e sviluppato una struttura interna di ricerca, allargando le lavorazioni dal micromosaico e l’oro, a diamanti e ad altre pietre preziose di colore per aggiungere valore e particolarità al disegno del micromosaico, nonché leggerezza al gioiello in termini di portabilità», spiega Gioia Placuzzi, seconda generazione dell’azienda di famiglia, fondata dal padre Leo nel 1987. Laurea in economia alla Bocconi di Milano, specializzazione in Marketing alla Cass Business School di Londra e un diploma in gemmologia al Gemological Institute of America, la giovane Placuzzi guida oggi una squadra di oltre trenta persone, tra l’ufficio centrale e l’area marketing di Milano, l’atelier di micromosaico e la divisione stilistica a Ravenna e il laboratorio orafo di proprietà a Valenza. «Osservando un nostro gioiello sono in grado di capire quale dei nostri artisti lo ha realizzato – racconta la manager –. Sono tutti pezzi unici fatti a mano, ogni gioiello richiede dalle 60 alle 200 ore di lavoro, per questo non esiste imitazione cinese del gioiello Sicis e non c’è concorrenza. Anche per chi ha studiato alla scuola di mosaico servono mesi di affiancamento e pratica in laboratorio per riuscire a realizzare un gioiello in micromosaico accettabile secondo i nostri standard qualitativi».

La maison ravennate ha recuperato la tecnica nata nella Roma papale del XVIII secolo per modellare miniature, utilizzando minuscole schegge colorate ricavate non da vetro bensì da polveri di pietre e minerali preziosi, fuse a 800 gradi. La collezione di punta è Tesserae: anelli da cocktail e intrecciati con al centro una pietra importante da diversi carati e dai colori accesi – una morganite rosa, una tanzanite blu, una rubellite rossa, uno zaffiro giallo – vestita con un micromosaico attorno. «Il prossimo aprile a Ginevra presenteremo nuove collezioni centrate su perle uniche e rare, comprate ad aste specifiche, adornate con micromosaico – anticipa Gioia Placuzzi – e lanceremo anche la prima collezione senza micromosaico, perché ormai padroneggiamo bene anche l’arte orafa e vogliamo allargare il nostro stile inconfondibile a nuovi gioielli che non necessariamente devono contenere micromosaici, come abbiamo fatto già nell’arredo, per offrire un giusto equilibrio tra tradizione e contemporaneità».

I numeri del business fin qui le hanno dato ragione. Quest’anno la divisione Jewels toccherà il 10% del fatturato Sicis, neppure due anni fa valeva il 5%. «Le vendite sono per il 90% all’estero, i nostri mercati principali sono Middle e Far East e Stati Uniti, anche le boutique europee servono quasi esclusivamente clienti asiatici e americani in vacanza. Il nostro cliente tipo è una donna colta e raffinata tra i 35 e i 50 anni che ama distinguersi da tutto ciò che sta sul mercato, apprezza l’artigianalità, il Made in Italy e l’unicità di pezzi d’arte indifferenti allo scorrere del tempo e delle mode», precisa Placuzzi, che tra i clienti affezionati ha la famiglia reale saudita.

Dopo l’apertura nella Queen’s Road Central a Hong Kong, in collaborazione con lo storico rivenditore di alta gioielleria e orologeria Carlson, Sicis punta a consolidare nel 2024 la presenza in Medio Oriente con un negozio a Dubai, «mentre per gli Stati Uniti dovremo aspettare il 2025, stiamo ristrutturando una palazzina di sette piani di nostra proprietà sulla Quinta strada – conclude la direttrice – che al piano terra ospiterà anche la boutique Sicis Jewels. Già quest’anno abbiamo però aperto una struttura operativa a New York e creato una rete di agenti».

Fonte: Il Sole 24 Ore