Speck, la quota di Igp Alto Adige scende sotto il 40% ma vendite in lieve aumento

Nel 2023 sono state marchiate Speck Alto Adige Igp 2.495.561 baffe (i singoli pezzi di speck), pari al 39,7% della produzione complessiva dei membri del Consorzio, che rimane sostanzialmente stabile rispetto al 2022. Il calo della quota a indicazione geografica protetta è stato del 13,3% e nello stesso tempo le vendite sono aumentate dell’1,5%. Sono dati solo in apparente contraddizione, perché nel 2022 la quota di Igp era aumentata.

«Il consumatore, a causa dell’inflazione – commentano dal Consorzio, alla cui presidenza è stato confermato Paul Recla per un altro triennio – ha modificato le abitudini di consumo e preferito salumi più convenienti rispetto all’Igp, come per esempio la mortadella o il salame. Questo trend si ritrova sia in Italia che in Germania, paesi in cui i consumatori sono molto sensibili al prezzo. La preferenza per prodotti convenienti ovviamente ha anche impattato sullo speck generico senza marchio Igp, che, essendo più conveniente, nel 2023 è rimasto stabile, anzi con un trend leggermente positivo».

Dovrebbe essere rimasto stabile anche il giro d’affari intorno ai 300 milioni, «considerando il calo della produzione Igp che portava più valore aggiunto in termini di fatturato rispetto al generico».

Lo Speck Alto Adige Igp si conferma uno dei salumi più esportati, soprattutto grazie al mercato tedesco, con una quota del 32,5%. Il Consorzio sottolinea anche il lancio del primo Bilancio di sostenibilità e comunica che sotto il profilo dei controlli nel 2023 sono stati sottoposti a visite ispettive 1.116 punti vendita in Italia e 214 all’estero, oltre che su 200 siti web.

Fonte: Il Sole 24 Ore