Puma perde il marchio Ue sulle scarpe “per colpa” di Rihanna

Riflettori puntati su Rihanna e Puma e non per una campagna pubblicitaria virale o un trend destinato a invadere i social. La casa di produzione di calzature sportive e la nota popstar si sono ritrovate – inconsapevolmente – al centro di una débâcle legale. Proviamo a fare il punto.

Il Tribunale europeo ha confermato la decisione dell’Ufficio dell’Unione europea per la proprietà intellettuale (Euipo) di annullare la domanda di registrazione – accolta ad agosto 2016 – di un modello di sneakers che il brand tedesco aveva depositato per tutelare il disegno da possibili tentativi di imitazione. Una strategia vanificata – suo malgrado – dalla cantante che, due anni prima del via libera alla richiesta e completamente all’oscuro delle implicazioni legali della sua scelta di stile, aveva sfoggiato un paio di scarpe quasi identiche al modello registrato.

Instagram incastra Puma

Come confermato da una serie di fotografie postate su Instagram in occasione della nomina a direttrice artistica dell’azienda, infatti, Rihanna aveva indossato sneakers molto simili (bianche e con una spessa suola nera) molto tempo prima della presentazione della domanda, a dicembre 2014. E, ovviamente, le immagini avevano fatto il giro del web, finendo su tutte le testate online. Un dettaglio che non è sfuggito all’Euipo: secondo l’ufficio, infatti, quella prova bastava a dimostrare la divulgazione anteriore del disegno (chiaramente illecita perché fuori dai termini suggeriti dalla legge per considerarlo «novità») e, automaticamente, il fatto che gli ambienti specializzati ne fossero già a conoscenza. Le foto diffuse dall’artista sul profilo «Badgalriri» non lasciavano nulla all’immaginazione: le scarpe della discordia erano ben riconoscibili a occhio nudo e avevano caratteristiche che ricordavano molto quelle del brevetto depositato. Considerarle originali quando (sostanzialmente) già finite sul mercato in una variante quasi identica sarebbe stato un grosso errore.

Le ragioni dell’annullamento

A nulla è servito il tentativo di Puma di fare ricorso contro il provvedimento. L’azienda ha provato a difendersi sostenendo che a dicembre 2014 le scarpe mostrate da Rihanna non avevano destato alcun movimento e nessuno si era interessato a quel disegno o a quel modello. Un’argomentazione decisamente poco convincente per i giudici europei. Che, valutando le prove a disposizione, non hanno potuto far altro se non legittimare il verdetto formulato dell’Euipo ad agosto 2022 (causa C-647/22). Secondo il Tribunale, infatti, nel 2014 la cantante era già una star di fama mondiale ed era del tutto impossibile pensare che fan affezionati e addetti ai lavori del settore moda non fossero stati catturati dalle scarpe abbinate all’outfit scelto per un giorno così importante come quello della firma di un contratto di partnership con Puma. A cui rimane ancora una cartuccia da sparare: scegliere se impugnare o meno la decisione della Corte Ue.

Fonte: Il Sole 24 Ore