Strage Viareggio: prescritti gli omicidi colposi, appello bis anche per l’ex ad Fs Moretti

La Cassazione ha dichiarato prescritti gli omicidi colposi per la strage ferroviaria di Viareggio, nel quale persero la vita 32 persone nel mese di giugno 2009, come conseguenza della caduta dell’aggravante dell’incidente sul lavoro. Disposto il rinvio alla corte d’Appello di Firenze per gli ex Ad di Fs e Rfi, Mauro Moretti e Michele Mario Elia, per i quali dovranno essere rivalutati i profili di responsabilità unicamente per il reato di disastro ferroviario colposo. Per l’Associazione dei parenti delle vittime “Il Mondo che vorrei” che ha seguito in diretta Facebook il verdetto: “è un disastro”. Scene di disperazione fra i parenti delle vittime presenti davanti al palazzo dalla Corte di cassazione a Roma. Le motivazioni attese entro 30 giorni.

Avvocato Coppi: «Ridimensionato verdetto dell’appello»

«È stato ridimensionato radicalmente il verdetto della Corte d’Appello di Firenze: la Cassazione ha emesso un dispositivo molto complesso ma ad una prima lettura emerge subito che è stato colpito in modo profondo l’impianto delle accuse e delle responsabilità». Questo il primo commento dell’avvocato Franco Coppi, difensore dell’ex di Fs e Rfi, Mauro Moretti nel processo per la strage di Viareggio, nella quale era stato condannato a 7 anni.

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Difesa Rfi: «Grande soddisfazione»

“Grande soddisfazione per il verdetto della Cassazione che ha fatto giustizia della sentenza della corte di Appello di Firenze che abbiamo da sempre contestato: ora è stata definitivamente esclusa la condanna di Rfi per la strage di Viareggio”. Questo il commento dell’avv. Carla Manduca che ha difeso la posizione di Rfi insieme a prof. Alfonso Stile. “E’ stato escluso anche il risarcimento per tutte le 22 associazioni che si erano costituite come parti civile nel processo”, ha aggiunto la legale ricordando che i familiari delle vittime sono stati invece risarciti.

Familiari: giornata nera, torna prescrizione

«Se così fosse confermato è una giornata nera. Noi speravamo nella giustizia. E’ chiaro che dobbiamo capire con i nostri avvocati cosa è successo. Ci sono state due sentenze che hanno lavorato per portare quello che è un giudizio nel merito della legge, tutto quello che sono i documenti, i periti, tutto quello che è stato fatto per far emergere la verità dei fatti. Periti da tutta Italia e Europa sono venuti a raccontare lo stato delle ferrovie. Oggi si scrive una parola triste perchè nuovamente la parola prescrizione torna in un processo così importante per il Paese». Lo ha detto Marco Piagentini, dell’associazione Il Mondo che vorrei onlus, che riunisce familiari delle vittime della strage di Viareggio del 29 giugno 2009 commentando la Cassazione. “Oggi scriviamo una pagine triste”, “per noi, i nostri figli non ce li rende nessuno – ha detto Marco Piagentini, superstite che nel disastro ferroviario perse la moglie e due figli, mentre un terzo figlio sopravvisse – e per questo Paese che si vuole erigere a democrazia importante ma sembra di essere tornati ai tempi del Medioevo dove i signori impongono le loro leggi”. “Comunque – ha continuato Piagentini – noi la nostra battaglia la continuiamo ugualmente, perchè una battaglia di civiltà, di giustizia, quella vera. Da utenti della giustizia purtroppo abbiamo subito un colpo durissimo rispetto alla giustizia in cui credevamo e che speravamo”.

“Siamo amareggiati – ha detto ancora Piagentini che ha atteso con altri la sentenza nella sede della Croce Verde di Viareggio – per il lavoro fatto dai magistrati di due gradi di giudizio, che hanno guardato, sviscerato le carte”, periti hanno raccontato in aula lo stato delle ferrovie italiane e perchè è successo il 29 giugno 2009 “carte da cui sono emerse chiaramente le responsabilità. Oggi, con la parola prescrizione si cancella con un colpo di spugna si cancella tutto questo lavoro. Oggi abbiamo perso, tutto il Paese ha perso. Prescrivere l’omicidio colposo plurimo aggravato ha un sapore amaro nuovamente. Torniamo nuovamente a riparlare di quello che è l’ingiustizia nel Paese. Crediamo di essere una democrazia avanzata, invece siamo tornati nel Medioevo”.

Fonte: Il Sole 24 Ore