Sudafrica, monta ancora il caso di Putin al vertice Brics. Il governo: nessuno spostamento, il summit si farà

Il governo sudafricano si trova sempre più alle strette sul caso Putin: la controversia scatenata dall’invito del leader russo al summit del blocco Brics che si terrà nell’agosto 2023 a Johannesburg, la capitale commerciale e finanziaria del Paese.

Il Sudafrica aderisce alla Corte penale internazionale dell’Aia, una condizione che imporrebbe al governo di arrestare un leader politico inseguito dal mandato di cattura spiccato nel marzo 2023 per crimini di guerra in Ucraina. Nei fatti Pretoria sta studiando da mesi una soluzione legale per evitare l’arresto dello «Zar», un dossier affidato dal presidente Ramaphosa a una commissione giuridica interna.

Una fonte interpellata dall’agenzie di stampa Bloomberg ha dichiarato che Pretoria sta valutando di rinunciare in blocco all’evento, chiedendo alla Cina o ai vicini di casa del Mozambico di offrire una sede alternativa al summit. Le autorità sudafricane ha smentito le voci, ribadendo che il vertice si terrà nella sede già prevista in agenda.

Il governo valuta le «opzioni legali» e manda inviati al G7

Nell’attesa di un chiarimento, Pretoria resta in bilico fra le attese dei partner del blocco Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) e l’irritazione domestica e internazionale sull’ipotesi dell’accoglienza a Putin. Lo scandalo è montato ancora di più quando il dipartimento per le Relazioni internazionali e la cooperazione ha pubblicato un documento che dettaglia i «benefici» dei partecipanti al summit, a partire dall’immunità diplomatica: uno scudo che si estenderebbe automaticamente allo stesso Putin, dispensando il Sudafrica dall’esecuzione di un arresto insidioso per i suoi rapporti con Mosca.

La ministra degli Esteri Naledi Pandor ha dichiarato alla stampa locale che il governo sta valutando «opzioni legali» che pendono sul caso, tentando di placare una polemica che surriscalda le opposizioni e può allargare la frattura con i Paesi occidentali. Pretoria viene ritenuta via via sempre più sbilanciata a favore dell’asse fra Cina e soprattutto Russia, un orientamento marcato dalla scelta di «non schierarsi» nel conflitto ucraino e altre decisioni con impatti pesanti sulla sua percezione internazionale.

Fonte: Il Sole 24 Ore