Tempio induista sulle rovine di una moschea: Modi cavalca il nazionalismo e prepara il tris

Ayodhya, meta di pellegrinaggi

La sfarzosa cerimonia si è svolta ad Ayodhya, in Uttar Pradesh, una città che è da decenni al centro una delle principali fratture politiche e storiche dell’India moderna.

Qui, 32 anni fa, ha preso il via una catena di eventi che nel corso del tempo, oltre a essere costata la vita a migliaia di persone, ha elevato a primo partito del Paese il Bharatiya Janata Party di Modi e inferto un colpo probabilmente mortale alla natura secolare del Paese.

Tempio sulle rovine di una moschea

Costruito al costo di 217 milioni di dollari provenienti in gran parte da donazioni di privati e distribuito su una superficie di quasi 3 ettari, il tempio sorge nel luogo in cui un tempo si ergeva una moschea del XVI secolo, la Babri Masjid, che fu rasa al suolo da una folla convinta che fosse stata costruita sulle rovine del tempio eretto sul luogo di nascita di Lord Ram.

I riverberi di quella spericolata operazione politica si sarebbero fatti sentire a lungo in India, un Paese attraversato fin dalla sua nascita da tensioni religiose tra la maggioranza hindu e la principale delle minoranze del Paese, quella musulmana.

La strage dei musulmani

Dieci anni dopo la distruzione della moschea, un attentato ai danni di un treno carico di pellegrini hindu di ritorno da Ayodhya innescò in Gujarat , uno Stato governato all’epoca proprio da Modi, un pogrom in cui persero la vita circa 2mila persone, in gran parte musulmani.

Fonte: Il Sole 24 Ore