The Armory Show: un’edizione molto local ma in presenza

Green pass alla mano o PCR test negativo, maschere, ingresso contingentato, misure di distanziamento più stringenti a causa della variante Delta, The Armory Show (dal 9 al 12 settembre), nella nuova sede al Javits Center di Manhattan, il centro congressi che fino a pochi mesi fa era uno dei principali poli vaccinali di New York, conclude con misurato entusiasmo l’appuntamento in presenza con il mercato dell’arte. Il nuovo spazio non è distante dalle gallerie di Chelsea e The Shed, più arioso, tutto concentrato nello stesso edificio senza le sfide logistiche della sede del passato. L’edizione numero 27 di The Armory Show, con alla guida Nicole Berry dal 2016, segna anche un’altra novità, la nuova data da inserire nel calendario delle manifestazioni del mercato dell’arte il mese di settembre e non più a marzo.

La fiera in presenza nella nuova sede è stata apprezzata sia dai collezionisti sia dai galleristi nonostante l’attuale situazione che pur in miglioramento deve convivere con le restrizioni imposte dalla pandemia che riducono il numero delle gallerie e incide sull’affluenza, in particolare quella straniera, evidenziando livelli inferiori alla media del passato indicata in 54mila visitatori.

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Le sezioni

Oltre a Galleries la sezione core dove le principali gallerie internazionali presentano opere d’arte del XX e XXI secolo attraverso una gamma di media, le altre sezioni erano Presents, con gallerie emergenti che hanno 15 anni o meno, la nuova Solo, che ha proposto a 15 gallerie la possibilità di presentare un solo show. Le sezioni Focus e Platform con opere selezionate da curatori esterni, entrambi focalizzati sulle sfide dell’ultimo anno e mezzo. Per Focus, Wassan Al-Khudhairi, curatore capo del Contemporary Art Museum St. Louis in Missouri, ha guardato al ruolo dell’artista nel plasmare le realtà, mentre il curatore di Platform Claudia Schmuckli, curatore responsabile dell’arte contemporanea e della programmazione al Fine Arts Museums di San Francisco, ha proposto otto opere su larga scala che indagano sul tema «Can you hear the fault lines breathing?»

Una fiera più local che global

Delle 212 gallerie in elenco, 157 hanno partecipato in presenza per lo più americane, 55 gallerie, per lo più europee tra cui le italiane Alfonso Artiaco, Cardi, Cortesi Gallery, Galleria d’arte maggiore-G.A.M., P420, Vistamare che non hanno potuto essere presenti a causa delle restrizioni hanno, tuttavia, beneficiato della nuova piattaforma digitale Armory Online. Sempre meno appeal per le piattaforme online che come in altre occasioni ha poco “appassionato” gli utenti e, di conseguenza, poco “soddisfatto” le gallerie che sono state costrette ad optare per questa modalità.

Per Chiara Tiberio di P420 il riscontro è stato positivo e: <molto frizzante. Abbiamo incontrato, anche se solo virtualmente, un pubblico curioso e attento alle nuove proposte. Siamo soddisfatti del risultato ottenuto alla prima presentazione ad una fiera americana del lavoro dell’artista Francis Offman (1987, Butare, Ruanda, vive e lavora a Bologna, i prezzi variano da 4.000 a 5.500 dollari). Abbiamo venduto tutte le opere presenti sulla piattaforma online e abbiamo avuto anche altre richieste che dimostrano un interesse molto più ampio. Inoltre – prosegue Tiberio – sono andati molto bene anche altre giovani proposte della galleria come Riccardo Baruzzi (le opere inedite della serie «Fioriture» viaggiano sui 13.500 dollari) e Adelaide Cioni (range da 2.500 a 12.000. dollari).

Fonte: Il Sole 24 Ore