Trieste l’asburgica da scoprire in 24 ore fra vicoli, caffè librerie e street art

È bella Trieste, anche d’inverno. Bella perché ti regala il fascino malinconico del suo mare che in questa stagione veste di grigio, bella per i palazzi che costellano il Borgo Teresiano, per i suoi caffè ultracentenari e per le sue architetture. Bella anche per il suo volto meno noto, quello dei vicoli del quartiere di Cavana e dei murales che colorano di arte e di vita i quartieri della periferia e luoghi simbolo come lo stadio intitolato a Nereo Rocco e lo storico stabilimento balneare della Lanterna.

Camminando sulle tracce della storia

C’è chi afferma che i triestini siano meno “asburgici” di quanto si possa immaginare, ed è assolutamente vero. L’impronta dell’impero austro ungarico è però molto evidente nel centro città e la definizione di “piccola Vienna”, del resto, non nasce a caso anche se un uno dei tratti distintivi di Trieste è il rapporto simbiotico dei suoi abitanti con il mare e la vita all’aria aperta, un rapporto vissuto tutto l’anno con le uscite in barca o le passeggiate lungo le rive e le spiaggette del rione della Barcola o sul Molo Audace. Per apprezzare l’atmosfera mitteleuropea e mediterranea allo stesso tempo di Trieste, il suo essere cosmopolita per gli incroci di lingue, popoli e religioni che trovano memoria all’epoca degli Asburgo e ancora oggi la caratterizzano, possono bastare anche sole 24 ore. Soggiornando una sola notte, ci si può concedere un alloggio nell’accogliente hotel Savoia Excelsior Palace, sulla Riva del Mandracchio di fronte alla Stazione Marittima, con vista sul golfo e il Castello di Miramare in lontananza, sulla Lanterna e sulle cime innevate delle Dolomiti friulane che si stagliano all’orizzonte. Un punto di partenza ideale per arrivare nel “salotto buono della città”, Piazza Unità d’Italia, e scoprire il fascino di una città che è stata una vera e propria porta dell’Occidente sui Balcani fino alla caduta del Muro di Berlino. La nuova pavimentazione completata (sotto l’amministrazione di Riccardo Illy) nel 2000 ha dato un doveroso senso di ordine a quella che è la piazza aperta sul mare più grande d’Europa ma la magnificenza che trasmette si deve all’opera di demolizione e ricostruzione voluta da Francesco Giuseppe oltre un secolo prima, per ostentare il potere di un grande impero (al tramonto) che si sviluppò con l’attività del Porto Vecchio nato sotto Carlo VI, il padre di Maria Teresa imperatrice d’Austria. Dove oggi sorgono il palazzo del governo in stile liberty e quelli del Municipio, delle Assicurazioni Generali e del Lloyd Triestino c’era una volta il mare, che si spingeva fino alle pendici del Colle San Giusto, luogo scelto dai romani per insediarsi in questi territori nel 50 avanti Cristo.

Città di frontiera e di avanguardia culturali

Nel cuore del Borgo Teresiano, fra le ex saline e i palazzi adibiti al piano terra a magazzino per le merci, si insinua fino ai piedi della Chiesa di Sant’Antonio il Canal Grande, un tempo bacino di carico e scarico e oggi ormeggio privilegiato per piccole imbarcazioni. Due i ponti che lo attraversano: su uno di questi fa capolino la statua di James Joyce, uno dei tanti letterati (Italo Svevo e Umberto Saba fra gli altri) che a Trieste hanno soggiornato e trovato ispirazione per le loro opere, aprendo in qualche modo la strada agli scrittori, agli intellettuali e agli artisti che hanno alimentato la vita culturale della città degli anni ’70 e ’80. Anni nei quali un altro luogo storico del Borgo, la piazza del mercato di Ponterosso, si popolava di frontalieri jugoslavi che venivano ad acquistare sui banchi degli ambulanti i jeans di contrabbando da portarsi oltrefrontiera.

I simboli della convivenza tra popoli

A poche decine di metri dalla piazza sorge maestoso il tempio serbo ortodosso della Santissima Trinità, uno dei simboli (con la chiesa greco-ortodossa di San Nicolò distante qualche isolato) della connivenza fra religioni diverse sagacemente ispirata proprio da Maria Teresa, alla quale è legato un curioso aneddoto: quando avallò la costruzione del tempio (seconda metà del 1700, in condivisione con la comunità greca), pose la condizione che una delle facciate fosse attaccata a un altro edificio, così da ridurne la visibilità e l’importanza al cospetto degli altri palazzi che rappresentavano gli Asburgo. In questo quartiere si trovano inoltre la Borsa Merci inaugurata a fine 1700, la vecchia Sinagoga (una delle più grandi ancora esistenti in Europa) e la storica sede della compagnia assicurativa Ras di inizio ‘900, di recente trasformata in un hotel di lusso, il Doubletree by Hilton. E poi l’antico ghetto ebraico con le sue vecchie botteghe, attraversato il quale si sbuca nel quartiere di Cavana, la parte più medievale di Trieste e storico luogo di intrattenimento: ai tempi di Joyce nascondeva nei fra i suoi vicoli i bordelli delle prostitute, oggi è una zona della movida con locali e ristorantini che hanno preso il posto delle case fatiscenti e in stato di abbandono rimesse a nuovo da una sapiente opera di ristrutturazione negli anni Duemila.

I caffè storici

Zona franca per l’importazione del caffè sin dal ‘700, il porto di Trieste è tuttora il più importante di tutto il Mediterraneo per il traffico di questo prodotto. Caffè, per i triestini e per il viaggiatore/turista, è però anche sinonimo di luoghi dove tuffarsi all’indietro nel tempo, in un viaggio fra letteratura e sapori in spazi retrò perfettamente mantenuti e ristrutturati. Un rito da non perdere, insomma, schiacciando metaforicamente il testo “rewind” e imparando per l’occasione il gergo (l’espresso si chiama “nero”, con “gocciato” si ordina un caffè macchiato in tazzina mentre con “capo in b” lo si vuole servito al bicchiere) per trasformarsi avventori abitudinari per un giorno di locali che hanno segnato un’epoca. Qualche esempio? Il Caffè Degli Specchi, con i suoi tavolini all’aperto in Piazza Unità d’Italia e il suo interno austero con grande prevalenza del colore rosso, è un appuntamento fisso per l’aperitivo o il caffè servito con un bicchierino di cioccolata. Della stessa proprietà è anche la curatissima pasticceria confetteria la Bomboniera, mentre altre mete da segnarsi sono il Caffè Tommaseo, inaugurato nel 1825 e ancora impreziosito dagli stucchi bianchi sul soffitto, il Caffè Urbanis e naturalmente il Caffè San Marco, spazio di incontro e svago prediletto per tanti scrittori, compreso l’illustre cittadino Claudio Magris. Aperto nel 1914 al pianterreno di un edificio di proprietà delle Assicurazioni Generali, è un caffè libreria dove pranzare (molto bene) a base di piatti di terra e di mare della tradizione bagnati da vini regionali e in cui si respira un’atmosfera conviviale e immersiva, grazie anche al titolare del locale da 10 anni a questa parte, Alessandro, di origine greca, ex libraio ed editore e appassionato narratore della storia del locale (riconosciuto da varie testate come uno dei più belli al mondo nel suo genere e “locale storico d’Italia dal 1989) e della vita multietnica di Trieste. Quando venne inaugurato, il Caffè San Marco divenne subito ritrovo di giovani studenti, intellettuali e irredentisti, tanto che fu distrutto e chiuso in modo permanente già nel 1915 e rimanere in uno stato di abbandono fino al termine della Seconda Guerra Mondiale. Poi una serie di restauri (l’ultimo del 1977) lo hanno riportato agli antichi splendori prima di trasformarsi in centro culturale e libreria a partire dal 2013, ospitando in modo continuativo la presentazione di un libro, mostre temporanee ed eventi musicali.

Fonte: Il Sole 24 Ore