Vini più pregiati del mondo: dalla Borgogna a Bolgheri, il segreto è in un minerale del terreno?

Cosa rende un vino di pregio? Qual è il segreto che fa di un prodotto vitivinicolo un fine wine? Sembra che non bastino strategie di marketing, impegno enologico in linea con le aspirazioni del mercato e investimenti sul posizionamento per giustificare il successo di un vino, ma che il segreto si nasconda un particolare minerale di natura argillosa che renderebbe il suolo particolarmente fertile e predisposto alla coltivazione di vitigni di alta qualità.

Può sembrare un’idea preconcetta – perché accomuna areali vinicoli quali Borgogna, Bolgheri, Napa Valley, Bordeaux e alcune zone dell’Alto Adige – eppure il minerale è stato identificato per la prima grazie ad una recente ricerca, che potrebbe avere importanti ricadute sulla produzione vitivinicola di alto livello

La ricerca, presentata in anteprima a Bordeaux, è frutto del lavoro di Carlo Ferretti, ricercatore scientifico e geologo della società bolzanina Gir (Geo Identity Research), e di Giuseppe Cruciani, professore del dipartimento di Fisica e Scienze della terra dell’Università di Ferrara.
«Il minerale scoperto grazie alla ricerca è un elemento fondamentale che aiuta lo sviluppo eco-fisiologico della vite e favorisce la qualità delle sue uve – spiega Ferretti –. Il fatto che sia presente anche in alcuni vigneti dell’Alto Adige, come in altre zone rinomate del mondo, consentirà ai produttori di investire strategicamente sui vigneti migliori e di produrre ottimo vino. Queste argille inoltre sono molto importanti per la fertilità del terreno, in una componente che arriva al 50% della sostanza organica. Non solo, grazie a questo minerale il suolo è più predisposto a trattenere l’umidità. Tutto questo si traduce in una maggiore sostenibilità ecologica della vigna e in una più favorevole predisposizione all’agricoltura biologica».

L’analisi scientifica sui dati mineralogici qualitativi e quantitativi ha permesso di capire quali tipi di minerali argillosi sono più importanti e in quali quantità sono significativi sia per l’ecofisiologia di una vite che per la qualità delle sue uve. Ferretti ha dunque sviluppato un approccio analitico multi-tecnico, testato su 50 campioni di terreno prelevati da vigneti di tutto il mondo, per produrre un database preciso e comparabile di tutti i componenti minerali del suolo. La ricerca ha permesso di distinguere e misurare un tipo specifico di argilla, i cosiddetti “mixed-layer clays” (fasi intermedie cristalline tra argille come illite e smectite), minerali molto piccoli e difficili da rilevare, che in diversi vigneti rappresentano l’elemento più caratteristico del suolo. Questi minerali sono studiati con attenzione in altri campi scientifici (ad esempio nelle perforazioni profonde per la ricerca di idrocarburi), ma non ancora nei suoli dei vigneti, né mai sono stati comparati nel mondo. La ricerca ha potuto dimostrare che sono un elemento che accomuna alcuni vigneti molto rinomati, misurandone l’importanza per la fertilità del suolo.

Fonte: Il Sole 24 Ore