L’avvocatura perde appeal, praticanti in calo del 9%
Un atto di accusa per le riforme in corso di (faticosa) applicazione. Da quella civile a quella penale. L’inaugurazione dell’anno giudiziario forense ha visto il presidente del Cnf Francesco Greco nei panni del pubblico ministero e sul banco degli imputati le novità processuali introdotte da poco più di un anno.
«Credo – ha attaccato Greco – che si possa affermare che oggi il principio costituzionale del giusto processo, di cui all’articolo 111 Costituzione, nel nostro sistema processuale sia un miraggio. Le riforme dei codici di rito non servono ed anzi sono inutili: ce lo insegnano quasi venti anni di storia della giurisdizione italiana, in cui si sono susseguite riforme su riforme, che hanno avuto solo l’effetto di rendere difficile, come un percorso ad ostacoli, l’accesso alla Giustizia, in violazione all’articolo 3 della Costituzione».
Meno negativa Margherita Cassano, primo presidente della Cassazione, che, nel suo intervento, ha invece invitato a una «responsabile disponibilità a cimentarsi con gli istituti introdotti dalle riforme sostanziali e processuali che indicano nuovi, possibili modelli culturali che ciascuno di noi deve essere disponibile a percorrere con curiosità, entusiasmo scientifico, desiderio di arricchire il proprio bagaglio professionale, in vista di una migliore risposta alle domande provenienti da un corpo sociale in continuo, inarrestabile, divenire».
La cerimonia
La cerimonia ha rappresentato l’occasione per fare il punto sull’andamento delle iscrizioni all’Albo dove rispetto al periodo marzo 2022–marzo 2023 si registra una riduzione complessiva di 4.198 iscritti, con una flessione del 2 per cento. I praticanti avvocati hanno subito una diminuzione, più consistente, di 4.851 con un calo del 9 per cento. Il totale attuale degli iscritti all’albo è di circa 240mila avvocati, con la conferma di una sostanziale parità tra uomini e donne, e di poco più di 50mila praticanti. Netta l’ostilità di Greco anche nei confronti dell’impiego di forme di intelligenza processuale nei procedimenti giudiziari. Tanto da chiedere di mettere nero su bianco, a pena di nullità, il divieto assoluto di algoritmi e Ai per scrivere i provvedimenti giudiziari. Neppure per formalizzare bozze di provvedimenti sulle quali il giudice potrà poi intervenire.
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, nel suo intervento, ha messo l’accento, tra l’altro, sulla necessità di una maggiore attenzione al tema delle risorse in stretta relazione con i risultati da raggiungere. Centrale allora il punto sul numero dei magistrati, dove Nordio da una parte smentisce forme di reclutamento straordinario e dall’altra conferma di volere colmare i vuoti in organico entro il 2026 grazie a 4 concorsi, tra quelli in corso e quelli annunciati (l’ultimo a 400 posti di pochi giorni fa). Per il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, che ha messo in guardia dai rischi del processo mediatico, sia la magistratura sia l’avvocatura devono farsi carico della responsabilità di far funzionare la giurisdizione: la prima evitando arroccamenti corporativi, la seconda evitando di essere causa di ritardi nei tempi di decisione, magari utilizzando forme di «garantismo iperbolico».
Fonte: Il Sole 24 Ore