Alternative Styles – Il Sole 24 ORE

Non chiamatelo Pop: a dieci anni dal successo con gli One Direction, Harry Styles ha mostrato, nelle due date italiane di fine luglio, un nuovo stupefacente abito musicale, rock, folk, alternativo.

All’alba del nuovo secolo, una volta terminata quella della musica suonata e cantata, è stato il turno dell’era delle boy band, l’ultimo autentico fenomeno pop cavalcato da radio e tv, prima della rivoluzione digitale. E venne, in seguito, il giorno dell’esercito dei (t)rapper – niente a che vedere con i Beastie Boys o i Cypress Hill – e della musica da Talent, che ha devastato il concetto di creatività e curiosamente ha permesso a chi non canta, non suona e non scrive musica di cantare (con l’autotune), di suonare (con basi precotte) e di scrivere (si fa per dire).

Ebbene, il concerto di Harry Styles a Torino ha decretato la stupefacente nemesi di un modello ben oliato. Ed è stata una rivelazione, così come la performance della band alternative rock Wolf Alice, che ha aperto il concerto. Uno dei cantanti di maggior successo commerciale al mondo non si è nascosto dietro al mainstream e a basi musicali di plastica, ma ha dato vita a una vera gesamtkunstwerk, un’opera d’arte totale in questo senso paragonabile alle storiche performances dei Pink Floyd, messa in scena con una vera rock band (la drummer, Sarah Jones, viene addirittura dalla scena punk britannica), un’installazione di video-arte, il giusto ritmo nello storytelling e, soprattutto, parecchio stile. Ha suonato la chitarra acustica, mostrando al giovane pubblico che la musica non si compra imbustata al supermercato.

Un’altra storia da quella che ci stanno raccontando i Talent TV, ormai interamente votati al karaoke pop e/o trap.

Attivista pop, a beneficio di LGBT e Gender Bender

Harry è un’icona pop che ha scelto di farsi attivista pop, a beneficio dei movimenti LGBT e Gender Bender e delle sacrosante cause civili e sociali globali. Ed è stato il primo vero stilista della musica, almeno dai tempi di Freddy Mercury e, prima ancora, di Elvis. Ha inventato un nuovo modo di vestire la musica con il gesto, l’immagine, lo stile, lo spettacolo.

Fonte: Il Sole 24 Ore