Amburgo, gioiello anseatico sospeso tra cielo e acqua

«Meno male che abbiamo la pioggia altrimenti tutti gli altri tedeschi verrebbero a vivere qui» recita un proverbio amburghese che strappa il sorriso. Riassume bene lo spirito e l’orgoglio del più grande centro d’Europa a non essere capitale: una città d’acqua anseatica, multiculturale, tedesca quasi per caso, da sempre meta di scambi e commerci, con un’area portuale che da sola è grande come l’intera Copenaghen. Visitata da sei milioni di turisti l’anno: Amburgo.

Tra acqua e cielo

Blu, grigia, abbracciata all’acqua con i suoi 2500 ponti, colta con i suoi cento musei e la spettacolare Elbphilharmonie. Autonoma e indipendente. Ecologica, grazie alla sorprendente città laboratorio della sostenibilità – Hafencity – progetto unico in Europa.

Ricca e aristocratica dai tempi della borghesia mercantile raccontata da Thomas Mann eppure votata all’understatement a differenza della “rivale” Monaco: detesta ostentare grattacieli come la finanziaria Francoforte (un giorno ne avrà uno, uno solo, per ora ancora in costruzione). E non ha castelli, perché ai nobili non era permesso possedere terreni nella “città libera”.

Chiedi chi erano i Beatles

Danarosa ma generosa, accogliente e underground, con una forma mentis votata all’apertura che da sempre attrae rifugiati, squatter e le subculture di artisti di belle speranze. Come quei ragazzini approdati qui da Liverpool nell’agosto del 1960, quattro disperati di una band chiamata The Beatles. Suonavano come pazzi tutta la notte nei club dell’antico quartiere a luci rosse, St Pauli, tra il vento impetuoso e il profumo del mare del Nord, che è lontano un centinaio di chilometri.

Scenografica, romantica e a suo modo selvaggia, Amburgo è una città lontana dagli stereotipi. Tedesca, ma con retrogusto danese e britannico. Un luogo sospeso tra acqua e cielo in cui Wim Wenders volle ambientare uno dei suoi film più belli, L’amico americano.

Fonte: Il Sole 24 Ore