Antonio Ligabue: i tormenti di un visionario in mostra a Torino

La mostra Ligabue, a cura di Giovanni Faccenda, si snoda attraverso 8 sale in un corpus di 71 dipinti, 8 sculture e 13 disegni ed è la prima realizzata con la Fondazione Augusto Agosta Tota per Antonio Ligabue, a quasi un anno dalla scomparsa di Augusto Agosta Tota, che dell’artista fu amico, promotore e studioso. Le opere provengono da collezioni private, dai celebri autoritratti alla Testa di tigre del 1953 e Leopardo del 1955, dal Motociclista del 1954, alla Traversata della Siberia del 1959; dalle sculture Leone e Leonessa del 1935, a Pantera del 1938, Leonessa accucciata del 1940, fino al Busto di Gorilla del 1956; dai disegni con figure di animali all’Autoritratto a matita del 1955.

Ligabue fu vittima di bullismo, rinchiuso in ospedale psichiatrico, visse in estrema povertà, provando una profonda agonia interiore, un enorme senso di solitudine, una ricerca costante di consenso, amore, comprensione: qui la sua “storia” è raccontata attraverso il percorso artistico, l’impatto che trasmettono i suoi colori accesi, il rapporto su tela con la natura e gli animali, fino agli autoritratti, che rappresentano un’importante porzione della sua produzione artistica.

Gli animali e la natura

In ciascuno degli autoritratti, oltre al mezzobusto o figura intera di Ligabue, sullo sfondo campeggia più o meno grande, in primo o secondo piano, sempre un animale insieme a lui: può essere una mosca sulla fronte, o una farfalla appena sopra la nuca, un cane poco dietro o un uccello in lontananza, utili ad ancorare l’uomo alla storia, a raccontare non solo il personaggio in modo neutrale, bidimensionale, ma la persona nella sua interezza, nella profondità, nel suo lasciarsi attraversare dal mondo, dalla natura tutto intorno. Allo stesso tempo, nei dipinti in cui Ligabue non è ritratto, gli animali dominano, lottano, figurano in primo piano con un deciso spirito di sopravvivenza, come nella lotta tra galli o nel gatto con il topo in bocca, come nei cani a caccia o nel rapace che attacca la volpe. A colpire in queste immagini è lo sguardo. Se spesso quello negli autoritratti sembra uno sguardo spento, desolato, quello degli animali racconta invece una certa vitalità, un’energia, una tensione, quasi un’eccitazione, una fibrillazione e un desiderio pulsante, non solo di aggrapparsi alla vita con tutte le forze, ma di sfidarla.

La vita, la psiche e la storia dell’artista e dell’uomo

In definitiva, questa mostra, con oltre 90 opere, prova non solo illustrare la vita, la psiche e la storia tormentata di Antonio Ligabue uomo e artista, nel percorso di genio crudo e visionario, sempre in evoluzione, raccontando – attraverso le sue opere – l’appassionata ricerca, con la quale sapeva inventare e rinnovare, innovare e stimolare suggestioni emotive, nell’alternarsi tra popolare e raffinato; c’è un’altra volontà, ed è quella di valorizzare il riscatto degli ultimi, mostrando le due facce di un uomo fragile e al tempo stesso grande protagonista dell’Espressionismo europeo.

Ligabue, Promotrice delle Belle Arti in Torino, Parco del Valentino, a cura di Giovanni Faccenda, fino al 26 maggio 2024

Fonte: Il Sole 24 Ore