Azimut in rialzo grazie agli utili 2020

Avvio in forte recupero in Borsa per Azimut grazie ai preliminari sui primi dati di sintesi e alle stime dei risultati del 2020. Il gruppo prevede di chiudere il 2020 con il miglior utile netto consolidato della sua storia (compreso fra i 375 milioni di euro e i 415 milioni di euro), superando il record del 2019. Come spiega la società, la parte alta della forchetta potrebbe beneficiare di effetti di bilancio connessi all’approvazione della Legge 178/2020 con riferimento al riallineamento fiscale dell’avviamento della capogruppo italiana.
Nel 2020 Azimut ha registrato una raccolta netta di 4,5 miliardi di euro, raggiungendo così il patrimonio complessivo più alto di sempre a 60,4 miliardi di euro, che salgono a 66,8 miliardi ( includendo l’acquisizione di Sanctuary Wealth negli Usa), con un progresso del 2,3% rispetto a fine 2019.

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Crescita all’estero e nuovi Eltif

Alla fine del 2020 il totale del patrimonio del business estero ha raggiunto il 28% del totale (35% includendo l’acquisizione di Sanctuary Wealth, ancora soggetta ad approvazione dalle autorità competenti) con una contribuzione all’Ebitda gestionale stimata tra i 53 milioni e i 58 milioni di euro, nonostante un contesto di elevata volatilità sui mercati, in particolare sugli emergenti. Il gruppo sta presentando in questi giorni, durante la convention annuale con i consulenti finanziari italiani, il lancio di nuovi prodotti tra cui la piattaforma di Banca Sintetica che ha l’obiettivo di erogare finanziamenti alle piccole e medie imprese italiane per 1,2 miliardi di euro nel periodo 2021-2025, grazie al supporto dato dallo sviluppo della gamma dei prodotti “alternative credit” che vedrà, ad inizio anno, il lancio di due fondi innovativi ( Eltif Pir digital lending, con target size a 250 milioni di euro, e Fia private debt multistrategy, con target a 300 milioni di euro). A questi si aggiunge Alto Italia, primo fondo di private investment in public equity (Pipe) sul mercato quotato italiano e Alto venture, fondo con focus sul Nasdaq.

Nuovi ingressi nella rete

Infine il gruppo ha comunicato che, nonostante un contesto di mercato poco favorevole per il reclutamento di consulenti finanziari, l’attività del gruppo in Italia nel corso del 2020 ha registrato 94 nuovi ingressi, portando il totale del gruppo Azimut a fine 2020 a 1791 unità.«Nel 2020 abbiamo superato il record di utile netto con un dato che oscillerà tra i 375 e 415 milioni di euro, ben al di sopra del target di 300 milioni di euro annunciato ad inizio 2020, prima dello scoppio della pandemia – ha spiegato Gabriele Blei, ad del gruppo –. Questi risultati sono il frutto di un mix di aumento dei ricavi ricorrenti, disciplina e contenimento dei costi operativi, performance positiva ai clienti di +1,15% e sviluppo di prodotti e servizi, non ultimo lo sviluppo dell’iniziativa nei private markets con Azimut Libera Impresa, che pongono le basi per il proseguimento della crescita futura. Abbiamo continuato ad investire e crescere all’estero, finalizzando anche importanti operazioni di M&A, che contribuiranno alla crescita dei margini. Siamo fiduciosi che tutto ciò verrà riflesso in una corretta valorizzazione del titolo».

Giuliani: «il titolo è sottovalutato»

Mentre Pietro Giuliani, presidente del gruppo spiega: «nel 2020 abbiamo raggiunto risultati molto importanti e siamo gli unici che continuano a credere e ad investire nel modello integrato di gestione e distribuzione, facendolo in tutto il mondo con una presenza capillare in 17 paesi. La sostenibilità del nostro modello ci ha anche permesso di essere tra i pochi a pagare nel 2020 un dividendo di un euro per azione agli azionisti. Inoltre, nel 2020 abbiamo anche raggiunto il target di 2 miliardi di masse in prodotti di economia reale. I numeri che ne derivano in termini di crescita e di utile netto, sono stati puntualmente anticipati da un management che da più di 15 anni, dalla quotazione nel 2004, non ha mai disatteso un obiettivo dichiarato». E, secondo Giuliani, «tutto ciò non viene ancora valorizzato correttamente dal mercato e dagli analisti a causa della non comprensione di un modello di business e di una strategia unica nel settore – spiega il presidente di del gruppo –. Siamo invece convinti che il valore della nostra società sia molto più elevato di quello attuale, motivo che ci ha portato, attingendo ai nostri risparmi personali, a rafforzare nel 2018, e nuovamente nel 2020, con due operazioni di leveraged buy-out, la quota azionaria detenuta da manager, consulenti, gestori e dipendenti». Il titolo in Borsa oggi, dopo una fiammata iniziale, sta recuperando intorno al 2,78% a quota 18,32 euro, un prezzo che resta ancora molto lontano dai 24,19 euro del 19 febbraio 2020, quando si è innescata la brusca discesa a causa dello scoppio della pandemia.

Fonte: Il Sole 24 Ore