Calcio: è morto Gigi Riva. Addio a “Rombo di tuono”

Rombo di tuono non ce l’ha fatta. Gigi Riva, simbolo del Cagliari che vinse lo scudetto nel 1970 è morto all’ospedale Brotzu di Cagliari dopo un giorno di ricovero. Era stato portato al reparto di cardiologia domenica in seguito a un infarto che l’aveva colpito mentre si trovava nella sua abitazione. In un primo momento le sue condizioni non sembravano preoccupanti e si era parlato anche dell’ipotesi di un intervento al cuore. Poi il bollettino medico che ha parlato di condizioni stabili. Alle 19.30 l’annuncio della sua scomparsa.

«Sardo per volontà»

Gigi Riva, “Rombo di tuono”, non era solo un calciatore, ma il campione dello scudetto che il Cagliari calcio riuscì a conquistare 44 anni fa. Il 12 aprile del 1970 quando la formazione capitanata da Gigi Riva vinse contro il Bari assicurando al club rossoblu la vittoria del campionato con parecchie settimane di anticipo.

Lui che non era sardo, amava definirsi “il sardo per volontà” per la sua scelta di rimanere nell’isola anche dopo la fine della sua carriera. Lo aveva ripetuto anche in un’intervista al Sole nell’aprile del 2020, quando, parlando dei suoi compagni di avventura aveva detto che in quegli anni «non c’era una partita impossibile». «Per noi – aveva aggiunto ricordando proprio l’anno del trionfo- poteva andare bene o male, si giocava senza timore e preoccupazione».

Il simbolo del riscatto

Gigi Riva non è stato solo il campione dei busti sistemati nei bar accanto alle bandiere del Cagliari e ai biliardini ma il simbolo del riscatto di un’isola non più periferia d’Italia. «Eravamo spensierati e determinati, e quella vittoria in casa con il Bari – aveva detto quasi quattro anni fa – ci consegnò lo scudetto». Una vittoria che fece fare il cosiddetto salto anche all’isola. E il campione andava orgoglioso del rapporto «radicale» che era riuscito a stabilire con i sardi che l’hanno sempre considerato quasi un mito.

«Mi sono affezionato a chi mi voleva bene e ho fatto una scelta – aveva sottolineato -: rimanere qui». Una decisione importante per uno che giocava in nazionale, e che ha avuto la forza di dire no a tante offerte anche di club prestigiosi. Una scelta di cui non ha mostrato pentimento.

Fonte: Il Sole 24 Ore