Calcio, il super derby del lunedì tra seconda stella, debiti e il Diavolo alla deriva

Che il calcio stia diventando un fenomeno paranormale, lo si capisce già da una semplice considerazione: non vi sembra strano che il super derby di Milano sia in programma stasera, cioè di lunedì, quando anche i barbieri cinesi riposano?
Per carità, tutto cambia, nessuno vuole fare il sacro custode delle tradizioni, però con tutto il rispetto delle venerabili autorità del calcio qualcosa stride. Un qualcosa che dà perfino ragione a chi, non amando questo baraccone pieno di debiti, salta fuori con la solita irritante domanda: ma come? Si gioca anche di lunedì? Non vi basta tutto il week end e le partite infrasettimanali delle coppe? Non c’è più un modo di sfuggire alla dittatura del calcio?

Esagerazioni, certo. Che una volta ponevano solo pallidi intellettuali amanti del cinema siberiano o mogli depresse stufe di cuccarsi il loro spezzatino calcistico quotidiano. Esagerazioni che però qualche fondamento ce l’hanno visto che il pubblico complessivo, a parte qualche grande club, e lo zoccolo duro dei tifosi incalliti, è in continua discesa. E gli stessi giovani, più dinamici e stufi di sorbirsi partite che durano quasi cento minuti, danno un occhiata agli highlights e tanti saluti alle ripartenza dal basso e a quel continuo titìc titòc di passaggini avanti e indietro che francamente ci hanno rotto i santissimi.

Ma entriamo nel merito del derby di stasera. Giornali e tv lo magnificano. Sia perchè Inter e Milan sono Inter e Milan, cioè due club prestigiosi di grande tradizione popolare, sia perché le squadre di Milano occupano il primo e il secondo posto in classifica.

Non basta, però. C’è anche una fortissima componente emotiva ormai nota a tutti: che se l’Inter vince, non solo ha l’enorme piacere di battere ancora una volta i cugini (sarebbe la sesta consecutiva) ma riuscirebbe a far coincidere questo successo con l’aritmetica certezza della conquista dello scudetto e quindi della seconda stella. Una libidine direbbe Diego Abatantuono che però, essendo milanista, è probabile che stasera si chiuda in casa a soffrire davanti alla tv con gli ultimi amici rimasti di fede rossonera.

Il dramma del povero diavolo

E qui entriamo nell’altro drammone che si vive in casa del Diavolo.
Un Diavolo che pur mantenendo la seconda posizione in campionato è squassato dalle ultime tempeste, in particolare dallo smacco della bruciante eliminazione dall’Europa League patita dalla Roma di Daniele De Rossi, nuovo astro della panchina dopo tanta grigia gavetta. Tanto De Rossi è glorificato (“Immaginate come funzionerebbe meglio il mondo, se in ogni posto di responsabilità ci fosse un De Rossi?” ha scritto con una certa enfasi Massimo Gramellini sul “Corriere”), tanto il povero Pioli, nonostante cinque stagioni in rossonero in cui ha conquistato uno scudetto ed è arrivato in semifinale di Champions, è flagellato come un martire cristiano, fatale destino ben remunerato di tutti gli allenatori che cadono in disgrazia. Basti ricordare Mourinho, lo Speciale One delle panchine d’oro. Amato e idolatrato come un profeta, specialmente dai tifosi interisti per il Triplete, dopo il burrascoso divorzio con la Roma è stato derubricato come un imbarazzante reperto della Prima Repubblica del Calcio.

Fonte: Il Sole 24 Ore