Calcio, l’Inter come Trump: spiana anche il Lecce. Chi potrà fermarla?

Ma il gol del portoghese, arrivato dopo 155 giorni, è solo la ciliegina più gustosa di un Milan – non guastato dal turn over – che per quasi tutta la sfida  non dà respiro all’Atalanta che, lo ricordiamo,  veniva invece da cinque vittorie consecutive. Il contrario dei rossoneri, reduci da due sconfitte con sette gol al passivo. 

Ma ecco la sorpresa, la reazione che non t’aspetti. Il colpo di coda del Diavolo. La squadra di Pioli, sott’accusa per i suoi noti sbandamenti difensivi, ha infatti messo all’angolo i bergamaschi, incapaci di opporsi a una pressione così intensa  e costante. Oltre a Leao, sempre incisivo anche negli appoggi, tutta la squadra ha impressionato per qualità e rapidità di gioco. Molto discutibile, va detto,  anche il rigore da cui è scaturito il pareggio dell’Atalanta assegnato da Orsato, dopo la segnalazione del Var, per un calcio di Giroud alla spalla di Holm.  Un contatto forse punibile dalle nuove regole, ma assolutamente lieve e ininfluente.  Lo stesso Pioli (“Meritavamo di vincere, il rigore non c’era.”) lo ha duramente contestato. Un Milan quindi ritrovato a cui il pareggio va sicuramente stretto  e che vede allontanarsi il secondo posto. Un Milan  comunque sorprendente perchè capace di ritrovarsi a questo livello dopo una settimana di montagne russe. Un risveglio che però non  cancella la delusione per un pareggio che soddisfa solo l’Atalanta. Ora il Milan è terzo (53 punti) seguito dal Bologna (48) e dalla squadra di Gasperini  (45) che deve però recuperare la partita con l’Inter. 

Strettoia decisiva per l’Inter

Ritornando alla capolista, alla vigilia della trasferta col Lecce, per non urtare troppo la sensibilità degli scaramantici supporter nerazzurri, erano state prese tutte le precauzioni possibili  tirando in ballo gli infortuni, le fatiche prossime in Champions, il turn over pesante: insomma  tutto quello che, per troppa euforia, poteva provocare  un calo di concentrazione. Qualcuno è riuscito perfino a dire che il Lecce, dopo aver perso cinque delle ultime sei partite, era come un pericoloso leone ferito, deciso a vender cara la pelle. E infatti abbiamo visto come è andata: quattro  sberle e tanti saluti anche al leone salentino.

E adesso? Adesso per eliminare ogni residua cautela l’Inter deve superare  altri due ostacoli: mercoledì prossimo il recupero con l’Atalanta; lunedi 4 marzo il Genoa a San Siro. Per quanto il Genoa stiano andando a gonfie vele, l’unico snodo veramente importante è quello con la Dea, cliente sempre difficile anche se col Milan non ha brillato. Se la squadra di Inzaghi supera questi scogli,  gli inseguitori potrebbero  mettersi definitivamente il cuore in pace. L’inter arriverebbe a quota 72 dopo 27 giornate. Un punto in più del  trionfante Napoli dell’anno scorso. Basterebbe questo allungo per dire che è finita? Probabilmente no perchè chi segue il calcio è scaramantico nel profondo  Quindi non parliamone più. Molto più interessante, oltre alla lotta per gli altri posti in Champions (che da tre potrebbero diventare quattro se l’Italia si manterrà prima o seconda nel Ranking Uefa) è capire se l’Inter si lancerà con convinzione in una “mission” di solito ritenuta impossibile, cioè l’accoppiata Campionato – Coppa con le grandi orecchie. Un obiettivo, ambiziosissimo, che richiama i gloriosi  tempi di Mourinho.  Tra il dire e il fare però c’è di mezzo l’Atletico Madrid. Poi con i dovuti scongiuri, si vedrà.  

Allegri vince: ma che fatica!

E La Juve? Fa il suo compitino, senza infamia e senza lode  tornando a vincere (3-2) col Frosinone.  Cosa che gli mancava da quattro partite. Però che fatica! Quante ansie, quanti patemi: Il gol della vittoria,  arriva al 95’ su corner  grazie a una deviazione di Rugani che trasforma una domenica da dimenticare in una giornata preziosa per il consolidamento del secondo posto.  Il Milan ora è quattro punti più in basso. Per il resto, doppietta di Vlohovic a parte, non c’è  da spellarsi le mani. Soprattutto tenendo conto che la Juve, proprio grazie al centravanti serbo, era passata subito in vantaggio. Ma l’ottima organizzazione dei laziali ha rovesciato gli equilibri mandando a segno prima Cheddira e poi Comandini. 

Fonte: Il Sole 24 Ore