Coronavirus, ecco tappe e numeri della vaccinazione in Italia fino a settembre

Il 27 dicembre 2020 passerà alla storia come Vax day, il primo giorno della vaccinazione contro il coronavirus. Ma quali sono le tappe successive? Dopo il clamore delle inaugurazioni con i primi vaccinati in tutta Europa e le prime 9.750 iniezioni in Italia come si proseguirà?

Alcuni dei prossimi step sono già nero su bianco e comincia a profilarsi un calendario di quelli che saranno i passi più importanti sia a breve che a medio termine.

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Dal 28 dicembre all’Italia 470mila dosi a settimana

Dal 28 dicembre arriveranno in Italia le forniture successive. A partire da questa data il nostro piano di distribuzione prevede di avere 450-470mila dosi a settimana di vaccino Pfizer. Le fiale saranno distribuite a tutte le Regioni le quali hanno individuato ciascuna le proprie priorità di somministrazione. C’è chi vuole coprire subito tutti coloroche si occuperanno delle vaccinazioni, come il Lazio, chi pensa di partire dagli anziani ospiti delle Rsa (la Toscana) e chi invece (l’Emilia Romagna) partirà dai dipendenti della sanità e dagli ospiti e operatoridelle Residenze per anziani.

Il 4 gennaio riunione dell’Ema sul vaccino Moderna

Il 4 gennaio l’Agenzia europea Ema dovrebbe dare il suo via libera al vaccino dell’americana Moderna, che è stato già validato dall’Fda, l’autorità americana. A quel punto alle dosi della Pfizer Biontech già in arrivo negli hub italiani, si aggiungeranno quelle di Moderna che ha promesso all’Italia 1,3 milioni di dosinel primo trimestre, 4,7 nel secondo e 4,7 nel terzo per un totale di 10,7 ma è in corso una trattativa per aumentare ulteriormente le dosi. Il contributo più alto in termini di numero di dosi dovrebbe arrivare all’Italia dal vaccino dell’anglo svedese AstraZeneca. Già in settimana l’agenzia britannica del farmaco potrebbe dare il suo via libera, dopo il quale la parola passerebbe all’Ema.

Ad aprile 13 milioni di vaccinati

«Noi già dal 1 aprile potremmo avere 13 milioni di vaccinati e così avremmo già raggiunto la Fase Uno, cioè quella che ci consente di avere il primo impatto epidemiologico» ha detto il ministro della Salute Roberto Speranza. Il ministro però ha messo in guardia: «Dobbiamo evitare che un pezzo di paese possa illudersi che abbiamo già vinto e che da domani possiamo riprendere la vita normale. Se questo accadesse sarebbe devastante».

Fonte: Il Sole 24 Ore