Così la Sicilia ferma un maxiparco solare per i ciottoli del paleolitico inferiore

Centùripe, antichissima e nobile città della Sicilia centrale in provincia di Enna al confine con il Catanese. Il no della Sovrintendenza per i beni culturali di Enna ha bloccato il progetto di una centrale fotovoltaica da 228,7 milioni Iva compresa, 384,1 megawatt di potenza solare, proposta da una società tedesca tramite la filiale bolzanina Ib Vogt Italia.

Il motivo del no andrebbe centellinato parola per parola: nelle vicinanze «sono stati rinvenuti in superficie diversi ciottoli attribuibili alle facies clactoniane del Paleolitico Inferiore (circa 300mila anni da oggi)», e non lontano ci sono «aree con estesi frammenti ceramici», nelle vicinanze si sospetta un «ricco macro-contesto archeologico». Dopo quattro pagine, in calce la data (Enna, 21 luglio 2021), le tre firme di architetti della sovrintendenza, timbro circolare.

Il motivo dietro al no

È ovvio: i ciottoli delle facies clactoniane e le altre opposizioni vagamente archeologiche coprono un motivo assai più consistente per opporsi al progetto, ma è un motivo che non ha alcun valore tecnico per una contestazione nel merito.
Il motivo vero dell’opposizione alla centrale solare è che la valle del fiume Dittaino verrebbe laccata per 40 anni con una crosta nera e lucida di 711.360 moduli fotovoltaici di silicio, circa 496 ettari di pannelli solari.
Insomma, sarebbe una trasformazione fortissima per il paesaggio della Sicilia centrale e per l’identità delle sue comunità.

Si ripresenta ancora una volta il contrasto fra due ambientalismi, entrambi di pari dignità. Uno vuole conservare il clima, e promuove la transizione energetica verso la produzione senza emissioni di anidride carbonica, e l’altro ambientalismo vuole conservare il paesaggio e l’integrità dei luoghi, cioè l’identità e la percezione delle persone. In genere le due anime convivono, ma a volte si contrappongono con una contraddizione insormontabile.

Il piano energia e clima

Per raggiungere gli obiettivi ambientali e di tutela del clima, nel gennaio 2020 l’Italia si era data il Pnie c , il piano integrato energia e clima, che prevede di costruire entro il 2030 impianti da fonti rinnovabili per circa 70mila megawatt, 7-8mila megawatt l’anno. Il sole è il nostro petrolio.

Fonte: Il Sole 24 Ore