Dimissioni, stipendio e mito del posto fisso: come cambia la mappa dei desideri

Da qui la necessità, per manager e imprenditori, di costruire una relazione che vada ben al di là del mero scambio “tempo – denaro”, di stipendi, di strutturarsi con competenze specifiche soprattutto in ambito Hr e organizzazione per evitare di perdere i migliori talenti e, di conseguenza, rischiare di compromettere il business dell’azienda. Rivedere le priorità sarà dunque un passaggio fondamentale anche in relazione a un aspetto di non trascurabile importanza: i Millennials sono sì l’archetipo del lavoratore che pensa a bilanciare professione e vita privata, ma le aspettative in fatto di work life balance valgono per tutte le tipologie di professioni.

“Si tratta – spiega ancora il partner di Loriga&Associati – di un’evoluzione psicologica che non riguarda solo funzioni con un più alto contenuto intellettuale, bensì il rapporto tra la persona e la propria mansione. Oggi il lavoro deve soddisfare le esigenze primarie del lavoratore, tramite la retribuzione, ma restano poi da coprire quelle necessità di realizzazione personale che, per questa categoria di persone, sono almeno altrettanto importanti e transitano anche attraverso il conferimento di uno scopo alla propria attività lavorativa”.

L’aumento della cifra in busta paga, insomma, va considerato come un possibile elemento trainante e motivante, ma deve essere affiancato a una serie di iniziative che aiutino a preservare il benessere delle persone, il loro equilibrio fra vita professionale e vita privata e consentire loro di inserire il lavoro in un complessivo progetto di vita. Nelle scelte che riguardano il proprio futuro, inoltre, non vanno certo trascurati i benefit e il welfare aziendale, i programmi di formazione continua e i piani di smart working, tutte componenti che, come evidenzia Stella, “pesano almeno quanto lo stipendio e a volte anche di più, e questo vale in particolare per le soluzioni che si legano alla disponibilità del proprio tempo e alla propria employability”.

Il cambiamento del mondo del lavoro, accelerato e acuito negli ultimi due anni dallo sviluppo dello smart working, è qualcosa di ampio e profondo, che riguarda le organizzazioni e le persone, e i valori che le ispirano. Si va, in altre parole, verso quella che viene definita da vari esperti “la ricerca della sostenibilità sociale”, un obiettivo molto difficile da misurare perché non parametrato su valori oggettivi ma che in realtà ha un impatto notevole anche a livello economico e organizzativo.

Da qui la necessità, per manager e leader, di rinforzare il proprio bagaglio di attributi e conoscenze con nuovi requisiti, che a detta di Stella sono essenzialmente tre: “la capacità di formulare una proposta professionale che consenta di considerare il tempo trascorso al lavoro come parte dello sviluppo personale della persona, l’attitudine a gestire un approccio multiculturale in grado di integrare le differenze che caratterizzano il singolo individuo e, infine, una visione di lungo periodo che vada oltre, molto oltre, il tradizionale approccio dei risultati da ottenere ogni quarter”.

Fonte: Il Sole 24 Ore