Ecco cosa significa vino vegano. Da non confondere con quello biologico e sostenibile

Le etichette dei vini non riportano i suoi ingredienti e nemmeno i possibili allergeni. Sempre più spesso però nelle retro-etichette troviamo indicate alcune certificazioni come biologico, biodinamico o sostenibile. Ma non solo, perché tra queste diciture può anche esserci quella di “vino vegano”.

Il perché un vino abbia bisogno di certificarsi vegano non è chiaro a tutti, a partire da molti sostenitori del veganismo. In effetti, a rigor di logica, sembrerebbe scontato il fatto che i processi produttivi agronomici ed enologici non prevedano l’utilizzo di prodotti o attrezzature di origine animale. Insomma, si è portati a pensare che il vino – derivato dalla fermentazione dell’uva, che essendo un frutto appartiene al mondo vegetale – si produca in assenza di sfruttamento animale ma, evidentemente, così non è.

La produzione di vino vegano, infatti, si ottiene attraverso rigorose verifiche effettuate da marchi privati, ma non è certificata da normative europee, a differenza del biologico, parola che nei paesi di cultura anglosassone si traduce in etichetta con il termine organic.

Invero il vino vegano esula da requisiti ambientali verificando solo l’assenza di prodotti di origine animale negli ingredienti e, a seconda della certificazione, anche nel packaging.

Per quanto riguarda invece i vini non vegani, possono essere utilizzati in fase di produzione prodotti di origine animale. Per fare un esempio su tutti, nel processo di chiarificazione è possibile l’utilizzo di proteine animali come l’albumina d’uovo (che figura peraltro nella lista degli allergeni). Torniamo dunque al discorso di partenza, giacché una bottiglia di vino non contiene soltanto il risultato della fermentazione di una frutta chiamata uva.

Fonte: Il Sole 24 Ore