Eni, Terna e Generali: le aziende italiane che comunicano meglio la sostenibilità

Chi comunica meglio la sostenibilità in Italia sul proprio sito web e sui social network come Linkedin? E chi invece è bocciato? L’azienda al top in questo tipo di comunicazione è lEni, seguita da Terna e Generali . In fondo alla classifica ci sono invece Nexi, Orsero e Zegna. A dare i voti in comunicazione della sostenibilità, è la società di corporate communications Lundquist che porta avanti questa indagine dal 2007. Una ricerca, dal titolo “.sustainability”, che prevede un protocollo di valutazione di 80 criteri oggettivi, una vera e propria griglia di monitoraggio dei siti web delle aziende analizzate.

«Nella nostra indagine – spiega James Osborne, responsabile della sostenibilità di Lundquist – vogliamo verificare se le informazioni di sostenibilità vengono rese facilmente fruibili a tutti gli stakeholder (portatori e titolari di interessi). E quindi ai dipendenti, ai fornitori, ai clienti. Non basta rinviare alla reportistica, perché è difficile che queste categorie di stakeholder vadano a spulciare 150-200 pagine di bilancio».

I profili Linkedin

Ci sono cinque aree di valutazione nel protocollo Lundquist, una di queste è quella della “Leadership e Advocacy”. Fra i criteri considerati in tale ambito vi sono anche i profili Linkedin dell’azienda e, soprattutto, dei top manager.

«Sono specialmente i profili Linkedin degli amministratori delegati quelli che andiamo a monitorare – aggiunge Osborne –. Verifichiamo se il manager prende posizione su temi chiave di sostenibilità. Non è sufficiente che l’a.d. promuova la propria azienda. Gli stakeholder si aspettano che dica la sua opinione su temi specifici come l’acqua, l’economia circolare o il benessere dei dipendenti. E anche su temi non strettamente legati alla sostenibilità». Fra i top manager che hanno ricevuto punteggi alti in tale ambito, Osborne segnala Remo Ruffini (Moncler ), Philippe Donnet (Generali), Paolo Gallo (Italgas) Antonio Baravalle (Lavazza), Alessandro Russo (Cap).

Il top management deve dunque “metterci la faccia” nella comunicazione della sostenibilità: «Certo. È molto importante la capacità di coinvolgere i dipendenti e più in generale gli stakeholder. Quindi tutta la filiera dei fornitori – ribadisce Osborne –. In tale ambito segnalo per esempio le iniziative di Enel che ha consolidato la sua posizione di leadership unendo i valori del brand e le sue priorità di sostenibilità». Soltanto il 39% dei ceo ha, invece, preso posizione sui social su temi di sostenibilità. E 15 aziende su 85 hanno ricevuto punteggio zero su “Leadership e Advocacy”.

Fonte: Il Sole 24 Ore