Fischi a Riva nella finale di Supercoppa: Gigi, perdona loro perché (non) sanno quello che fanno

Nessun uomo è così vicino alla verità come nel momento della morte. Lo diceva Vasco Pratolini che oggi nessuno si ricorda, ma nel 1970 era da molti considerato il più importante romanziere italiano. Frase che commenta alla perfezione il curioso destino di Gigi Riva che nel 1970 – dopo lo scudetto del Cagliari e i Mondiali in Messico – era senza dubbio il più forte calciatore italiano di un altro calcio italiano: frontiere chiuse dopo la disfatta di Inghilterra ’66, tutti talenti locali in campo, tanto (micro) capitalismo da strapaese in tribuna autorità, tanta passione da strapaese in Curva. Nessuno di noi sceglie l’ora della propria morte, ma Gigi Riva per un curioso scherzo del destino se ne va il 22 gennaio 2024, il giorno di Napoli-Inter, finale della prima Supercoppa italiana con formula nuova a quattro squadre. Uno show da sceicchi ambientato a Riyiadh, ben pagato dai pertrodollari e con le tribune piene di figuranti: l’esatto contrario del calcio in cui Gigi Riva giocò e costruì il suo mito, insomma.

E sempre per un curioso scherzo del destino, succede che il minuto di silenzio dedicato a «Rombo di Tuono», all’inizio del secondo tempo, finisca per essere travolto dai fischi. Non che Gigi Riva, in vita, non sia mai stati fischiato: successe, per esempio, al rientro della Nazionale italiana da Mexico ’70, dopo la sconfitta per 4-1 in finale contro il Brasile di Pelé, roba per cui oggi – dopo due mancate qualificazioni mondiali consecutive – metteremmo la firma. È che i fischi al minuto di silenzio per Gigi Riva sono il simbolo perfetto di quello che è diventato il nostro pallone: a fischiare, secondo la versione fornita dalla Lega Serie A, sarebbero stati i figuranti arabi di cui sopra, perché il minuto di silenzio nella cultura araba non è previsto e pure alla buonanima Beckenbauer, eroe di quello stesso calcio, è capitata la stessa sorte, in occasione della Supercoppa spagnola disputata a quelle stesse latitudini.

Il nostro calcio è un prodotto in crisi e, come spesso succede alle merci che non esercitano più l’appeal di una volta, finisce nell’angolo delle occasioni. Il guaio è che così non si svende soltanto la Serie A, ma anche la sua storia di cui Riva è stato un capitolo fondamentale. E allora Gigi, perdona loro perché non sanno quello che fanno. Anzi, lo sanno benissimo: siamo noi a essere fuoriposto nell’epoca degli sceicchi nel pallone. Noialtri ragazzi del Novecento.

Fonte: Il Sole 24 Ore