Fondi europei per la promozione di vino e carni: nel programma 2024 tornano a rischio

Il mondo agricolo italiano mette le mani avanti in vista della discussione, in agenda il 25 ottobre a Bruxelles, del programma di lavoro annuale 2024 nell’ambito della politica di promozione dei prodotti agricoli dell’Unione europea. Nella proposta della Commissione viene reintrodotta una formulazione discriminante nei confronti delle carni rosse e lavorate e delle bevande alcoliche.

Come già accaduto in passato, nell’ambito dei criteri per la valutazione dei progetti di promozione, è stato inserito nella bozza del programma per le proposte destinate al mercato interno «l’allineamento con gli obiettivi del Piano europeo per la lotta contro il cancro, in particolare incoraggiando a una dieta maggiormente a base vegetale, con meno carne rossa e lavorata e altri alimenti legati al rischio, ad esempio le bevande alcoliche».

Per Coldiretti e Filiera Italia (il presidente Ettore Prandini e il consigliere delegato Luigi Scordamaglia hanno scritto al ministro Lollobrigida, così come il presidente della Cia, Cristiano Fini) si tratta di «una deriva pericolosa nel giusto impegno dell’Unione europea per tutelare la salute dei cittadini che non deve però tradursi in decisioni semplicistiche che rischiano di criminalizzare ingiustamente singoli prodotti indipendentemente dalle quantità consumate».
«L’equilibrio nutrizionale – sottolineano Coldiretti e Filiera Italia – va ricercato tra i diversi cibi consumati nella dieta giornaliera e non certo condannando lo specifico prodotto. Si tratta peraltro di un orientamento incoerente con il sostegno accordato dall’Unione alla Dieta Mediterranea, considerata un modello alimentare sano e benefico per la prevenzione di molte malattie, tra cui il cancro, ma che si fonda anche sul consumo equilibrato di tutti gli alimenti a partire dal bicchiere di vino ai pasti».

I limiti posti all’attività di promozione, ricordano Coldiretti e Filiera, «rischiano di colpire prodotti dalle tradizioni secolari con un impatto devastante sulla biodiversità dei territori colpendo i prodotti tipici e soprattutto famiglie impegnate a combattere, spesso da intere generazioni, lo spopolamento e il degrado. L’Italia è il Paese più ricco di piccole tipicità tradizionali che hanno bisogno di sostegni per farsi conoscere sul mercato e che senza sostegni alla promozione rischiano invece di essere condannate all’estinzione».

«La politica di promozione Ue — sottolinea il presidente della Cia, Cristiano Fini — deve continuare a essere inclusiva e a sostenere in modo equo e proporzionato tutti i comparti dell’agroalimentare, rifiutando atteggiamenti discriminatori che rischiano di penalizzare e stigmatizzare determinati prodotti, senza peraltro considerare le quantità consumate e le modalità di consumo».Questo approccio, scrive Fini nella missiva a Lollobrigida, «rappresenta una penalizzazione diretta nei confronti di tali settori che, pertanto, sarebbero di fatto esclusi dal budget dedicato all’interno dei programmi di promozione finanziati». Ecco perché, in vista della riunione del 25 ottobre, il presidente della Cia chiede al ministro che «il voto della delegazione italiana tenga conto di quanto rappresentato» e «del pericolo, in caso di esito favorevole alla proposta della Commissione, di creare condizioni di squilibrio all’interno del settore e di mettere in difficoltà interi comparti dell’agroalimentare, quali quelli delle carni rosse e lavorate e delle bevande alcoliche come il vino, considerati un simbolo d’eccellenza, qualità e tradizioni della filiera agroalimentare Made in Italy».

Fonte: Il Sole 24 Ore