Fondi sostenibili, c’è una nuova categoria all’orizzonte e si chiamerà “Transition”

Una consultazione pubblica sulla normativa europea che regola la trasparenza della finanza sostenibile (Sfdr). La Commissione Ue vuole capire se c’è bisogno di un po’ di manutenzione per un regolamento che ha creato non pochi problemi di applicazione. La consultazione chiuderà i battenti il 15 dicembre. Al centro del dibattito, l’introduzione di una nuova categoria, quella della “transizione”, da affiancare agli articoli 8 e 9 che identificano rispettivamente i fondi con una sostenibilità parziale o totale (light green o dark green).

Punto di svolta

«Le normative europee si devono parlare fra loro. La Sfdr, quindi il mondo della finanza, non va da nessuna parte senza l’industria. La vecchia economia deve essere un fattore di transizione verso quella green»: Piermario Barzaghi, partner in Italia di Kpmg, è uno dei maggiori esperti di sostenibilità nel nostro Paese oltre a far parte del Teg Efrag, lo standard setter europeo, che si occupa anche degli standard della finanza sostenibile.

«È stato facile per gli investitori utilizzare i criteri di esclusione per alcune attività – aggiunge Barzaghi –. Lo puoi fare agevolmente con tabacco e pornografia, un po’ meno con settori remunerativi come oil & gas. Perciò è fondamentale introdurre la nuova categoria della transition. A patto che le aziende più inquinanti abbiano una traiettoria di decarbonizzazione ben definita e certificata e rispettino i diritti umani».

Meno greenwashing

Sull’introduzione della nuova categoria concorda Alessandro Musto, head of Esg integration e solutions di Generali Insurance AM: «L’introduzione di una categoria di prodotti “orientati alla transizione” e chiaramente disciplinata dal regolatore, consentirebbe alle istituzioni finanziarie di contribuire più efficacemente al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità dell’Ue. Un quadro normativo più snello e trasparente limiterebbe anche gli attuali rischi di reputazione e greenwashing che derivano dall’investire in emittenti che stanno transitando verso approcci più sostenibili».

Sfdr complicata

Giusto dunque fare il punto sulla Sfdr. Che è una normativa complicata, come ribadisce Daniel Wild, chief sustainability officer di Bank J. Safra Sarasin: «La Sfdr è di difficile interpretazione. È una normativa complicata e le regole non sono chiare. È diventato un sistema di label, di etichette. Ed è di questo che la Commissione Ue vuole discutere. Perché se deve essere un sistema di label, così come ormai viene usato nel mondo del risparmio gestito, allora ha senso anche inserire una categoria transition. Penso che sia una buona idea. Bisogna infatti indirizzare verso la transizione le aziende brown e non investire soltanto in quelle già green».

Fonte: Il Sole 24 Ore