Grandi mostre, nuovi spazi artistici ed eventi arricchiscono la scena saudita

La scena artistica contemporanea in Arabia Saudita è in continuo fermento e le iniziative indirizzate a valorizzare gli artisti sauditi proseguono indifferenti ai contagi che sono in rapido aumento a causa della nota variante Omicron. Il prossimo appuntamento è nel deserto con la seconda edizione di Desert X AlUla (dall’11 febbraio al 30 marzo 2022), una regione nel nord-ovest dell’Arabia Saudita a 1.100 km da Riyadh, sede di antichi siti del patrimonio culturale che risalgono a migliaia di anni fa, quando regnavano i regni Lihyan e Nabataean, tra cui i più noto e conosciuto è Hegra, il primo patrimonio mondiale dell’Unesco dell’Arabia Saudita. In questa cornice si svolgerà la prima residenza della durata di 11 settimane alla quale parteciperanno sei artisti per lavorare sul tema della “rinascita dell’oasi”.

Il progetto AlUla

La biennale Desert X è stata inizialmente lanciata nella Coachella Valley in California nel 2017 e la prima edizione di AlUla risale al 2020. Questo appuntamento è curato dal direttore fondatore di Desert X Neville Wakefield, da Raneem Farsi dell’Arabia Saudita e dalla palestinese Reem Fadda. Oltre al progetto residenza è in programma al Maraya di AlUla la mostra «What Lies Within», (dall’11 febbraio al 20 marzo) curata dall’artista saudita Lulwa Al Humoud, le cui opere (i prezzi delle serigrafie in edizione di 7 oscillano da 7 a 15mila dollari, mentre le tecniche mista su tela di dimensione 170 x 180 sono lavori unici sono in vendita a 30mila dollari) sono ora in mostra alla Diriyah Contemporary Art Biennale. In «What Lies Within» sono esposte per la prima volta in uno spazio fisico le opere della mecenate e collezionista saudita Basma AlSulaiman che tra arte contemporanea occidentale e una ricca presenza dei più famosi artisti contemporanei cinesi, riunisce i lavori degli ultimi due decenni di alcuni degli artisti più interessanti dell’Arabia Saudita e della sua diaspora. Dieci anni fa Basma AlSulaiman ha fondato BASMOCA, un museo virtuale primo nel suo genere che permette ai visitatori di creare avatar e interagire tra loro mentre “camminano attraverso” il museo.

Le altre iniziative saudite

Il progetto AlUla e altri eventi dedicati all’arte come la già citata Biennale di Diriyah (nei tre mesi di apertura ha un obiettivo di accogliere 200.000 mila visitatori, biglietto di ingresso gratuito, 7 giorni su 7 e per incentivare l’affluenza saranno organizzati diversi programmi per qualsiasi tipologia di pubblico) sono parte delle iniziative che il Ministero della Cultura, istituito solo nel 2018 e ufficialmente lanciato nel marzo 2019, sta portando avanti con il programma di investimenti a nove cifre. L’Arabia Saudita sta cercando partner, compresi i principali musei internazionali, poiché dal settore culturale ha intenzione di generare 20 miliardi di dollari di entrate, creare 100.000 posti di lavoro, contribuendo al 3% del suo prodotto interno lordo (Pil). “Il governo ha riconosciuto gli sforzi dei pionieri dell’arte nel nostro paese “ sostiene l’artista-curatrice Lulwa Al Humoud “che hanno lavorato negli anni ’50 e ’60 affrontando mille difficoltà per la mancanza di infrastrutture”.

Gli artisti sauditi

Oggi la situazione è migliorata, anche se sono ancora poche le gallerie commerciali e tra queste quelle più attive, situate a Jeddah, sono Athr Gallery fondata nel 2009 diventata parte integrante dello sviluppo dell’arte contemporanea nella regione e rappresenta artisti del calibro di Ahmed Mater, Muhannad Shono, Dana Awartani, per citarne alcuni e dal 2014 Hafez Gallery.
Nella capitale a far compagnia al Misk Art Institute, lo scorso dicembre è stato inaugurato Lakum Artspace, un centro multifunzionale fondato da Neama Al-Sudairi. La mostra di apertura “Prognosis: 1979-2019” con il lavoro di Ahmed Mater (in Italia lavora con Galleria Continua con prezzi a partire da 30.000 euro fino a 350.000) prende ispirazione dal libro dell’artista di prossima pubblicazione che esplora la sua biografia personale accanto agli eventi storici accaduti nel Regno e nel Medio Oriente in quegli anni. Ahmed Mater è stato al centro del boom dell’arte contemporanea saudita e co-fondatore nel 2003 di Edge of Arabia, un gruppo di artisti contemporanei sauditi che si sono uniti per far conoscere l’arte saudita non solo in patria e in Medio Oriente ma all’estero. In seguito questi talenti si sono affermati in Europa e negli Stati Uniti. Oggi la maggior parte degli artisti di Egde of Arabia lavora con le due gallerie locali (Athr e Hafez), ma sono anche nelle scuderie delle gallerie europee come Maha Malluh (lavora con diverse gallerie e tra queste la Galerie Krinzinger di Vienna con prezzi che oscillano da 7.000 euro per una fotografia in edizione di 6 a 42.000 euro per le installazioni della serie «Food for Thougt») tra gli artisti, insieme a Mater, presente alla Biennale di Diriyah. Nel 2018 da Sotheby’s nell’asta 20th Century Art / Middle East l’opera “Food For Thought, Assabeel (dalla serie Food for Thought 9000)” una sua installazione di cassette audio di sermoni religiosi racchiusi in vassoi per la cottura del pane, è stato battuto per 32.500 sterline (stima 28-32.000 sterline). L’artista è nella collezione della Tate e nel 2017 ha partecipato alla 57. Biennale di Venezia. Abdulnasser Gharem, classe 1973, (alcune sue opere fotografiche sono in vendita sulla piattaforma Artsy in edizione di 45 ad un prezzo compreso tra 5.000 e 7.500 euro) co-fondatore di Edge of Arabia, è famoso per la sua installazione «Message/Messenger» venduta in asta a Dubai nel 2011 al prezzo record di 842.500 dollari (stima 70-100.000 dollari) il cui ricavato è stato donato a Edge of Arabia per promuovere l’educazione artistica in Arabia Saudita. Da allora, Gharem ha esposto in Europa, nel Golfo e negli Stati Uniti, tra cui al Martin Gropius-Bau e alle Biennali di Venezia, Sharjah e Berlino.

Abbraccia diversi media il lavoro di Manal AlDowayan (1973) e comprende fotografia in bianco e nero, scultura, video, suono, neon e installazioni di grandi dimensioni (da Sabrina Amrani, Madrid, foto a partire da 10.000 $ e installazioni da 7.000 $). Tra gli artisti che, faranno parte della mostra «What Lies Within», anche Nasser Al-Salem (1984) appartenente a una generazione più giovane il cui lavoro riguarda essenzialmente la parola scritta araba. La sua pratica spinge i confini di questa antica arte islamica reinventandola in forme non convenzionali di mixed media ed esplorando il suo potenziale concettuale. L’artista è nella collezione del British Museum, LACMA e Centre Pompidou.



Fonte: Il Sole 24 Ore