Investimenti delle società, focus su utili e plusvalenze

Tra le ipotesi di destinazione delle disponibilità finanziarie per le società di capitali con (stabili) eccedenze di liquidità vi è anche la detenzione diretta di azioni in società quotate, che presenta una disciplina fiscale mutevole e di non semplice individuazione. Limitiamoci ai due principali aspetti fiscali correlati alla detenzione di titoli italiani quotati: la percezione di dividendi e il realizzo di plus o minusvalenze.

Gli utili distribuiti

La percezione dei dividendi da parte di soggetti Oic è disciplinata dall’articolo 89, comma 2, del Tuir che, in ambito Ires, prevede la tassazione al 5% degli utili distribuiti da società ex articolo 73, comma 1, lettere a), b), c) del Tuir. Il dividendo è (parzialmente) imponibile nel periodo d’imposta in cui viene percepito e, considerato che il riferimento normativo è (anche) alle società per azioni, l’esenzione del 95% si applica anche ai soggetti Ires che ricevono dividendi da Spa quotate.

Non è previsto alcun requisito temporale né di classificazione in bilancio: i dividendi beneficiano della detassazione al 95% anche se distribuiti nei giorni immediatamente successivi all’acquisto del pacchetto azionario e la dividend exemption non muta se l’acquisto di titoli è classificato tra le immobilizzazioni o attivo circolante.

L’acquisto di azioni quotate può infatti essere iscritto in bilancio, alternativamente, tra le voci:

B III) Immobilizzazioni finanziarie 1) partecipazioni in: d.bis altre imprese;

Fonte: Il Sole 24 Ore