Investire vuol dire “comprare” un pezzo di futuro. Ecco quanto valgono i “titoli da sogno”

Tra il dire e il fare c’è di mezzo c’è di mezzo il mare. Mare di liquidità se ci riferiamo ai mercati finanziari. Liquidità e, talvolta ancor più importante, voglia di sognare. Perché per giustificare le valutazioni attuali della Borsa statunitense – che prezzano 23 volte gli utili attesi nei prossimi 12 mesi contro una media di 18 degli ultimi 5 anni e 16,5 degli ultimi 10 – bisogna tirare fuori dal cilindro questi due elementi: l’abbondanza della liquidità in circolazione (che difatti è una leva implicita per gli investimenti risk-on e in questo momento non manca, anzi è in costante aumento da fine ottobre 2022) e la predisposizione a sognare da parte degli investitori. Di questa ultima componente, il sogno, è emblematico l’esempio di Tesla delle ultime 24 ore. Dopo aver riportato una trimestrale decisamente brutta sui fondamentali (ricavi, margine lordo e margine operativo in calo e sotto le attese) il titolo ieri è balzato di oltre il 10% in Borsa. Come mai? Il fondatore e ceo visionario Elon Musk, nonché abile oratore, ha spiazzato gli analisti anticipando la messa in produzione dei modelli più economici al 2024 anziché al 2025. A quel punto la narrativa si è spostata dal bilancio deludente a un futuro più roseo. È in base all’aspettativa di questo futuro che oggi il titolo vale 55 volte gli utili stimati, 10 volte più rispetto a General Motors che però da ieri ha un margine operativo più alto del 5,5% calante esibito da Tesla.

Un altro esempio di quotazioni a forte premio, che incorporano ai prezzi attuali uno scenario futuro estremamente ottimistico, arriva osservando i multipli di Amd. Ai prezzi attuali il titolo vale 290 gli utili presentati. Multiplo che crolla a 27 (di oltre 10 scale di grandezza quindi) se consideriamo il prezzo/utili attesi. Per Nvidia, la vera stella di questa fase di mercato per via del megatrend dell’intelligenza artificiale, le valutazioni passano da un presente pari a 68 volte gli utili a un futuro valutato 26 volte. Dinamica simile per Amazon (da 61 a 32) mentre c’è meno distanza tra presente e “sogno” se analizziamo Microsoft (da 36 a 30), Google (da 27 a 20), Meta (da 32 a 21) e Apple (da 23 a 26).

L’analisi dei multipli offre anche un altro spunto di riflessione: pur facendo parte della stessa categoria (tecnologici, finanziari, ecc.) il mercato è capace di valutare ogni singola storia aziendale a sé, attribuendo multipli anche profondamente distanti a parità di modello di business. E questo dipende tanto dalla capacità di quell’azienda di comprare la fiducia degli investitori vendendo un futuro spumeggiante. Del quale però non v’è certezza. In questa tira e molla delle valutazioni a volte il mercato va in tilt. E lo dimostra, tornando a Tesla, il -35% archiviato da inizio anno e il -60% dai massimi storici del 2021. I mercati finanziari sono dei meccanismi di sconto del futuro. Per un investitore è quindi impossibile, quando costruisce un portafoglio, evitare di sbilanciarsi sullo scenario che verrà. Quel che si può fare è essere consapevole dei rischi. Rischi che aumentano quando quel pezzo di futuro che si compra oggi pare troppo lontano dalla realtà.

Fonte: Il Sole 24 Ore