La cacciata degli angeli ribelli di Kiefer a Palazzo Strozzi

Anselm Kiefer aveva ben abituato i visitatori con la sua tendenza alla monumentalità, come dimostrano gli immensi “Sette Palazzi Celesti”, esposti permanentemente in Pirelli HangarBicocca. Anche stavolta, nel cortile di Palazzo Strozzi, ha deciso di non essere da meno: il suo “Engelssturz” (“Caduta dell’angelo”) è un dipinto mastodontico alto sette metri, che racconta su sfondo in foglia d’oro tutta la nostra umanità troppo umana (per dirla alla Nietzsche).

L’opera illustra gli angeli ribelli cacciati dal Paradiso dall’arcangelo Michele che, impugnando la spada, addita il cielo di volontà divina e rivela in alto a destra il proprio nome scritto in ebraico. Manifestando l’eterna lotta tra bene e male, metafisico e materiale, divino e umano, “Engelssturz” fa da esergo allo splendente dialogo tra antico e moderno che si incontrerà nelle sale del palazzo.

Curata da Arturo Galansino, “Angeli Caduti” è una prova di maestria dell’artista tedesco che, con l’audace ausilio di tecniche e materiali diversi e inusuali (gesso, semi, piante, metalli, oro) crea uno straordinario potpourri che spazia dalla pittura alla filosofia classica sino alla letteratura moderna: “Lavoro a molti progetti contemporaneamente.

Un giardino dove crescono assieme molte piante

Il risultato è simile a un giardino dove crescono assieme molte piante”. Strizzando l’occhio alle lingue morte classiche con continui riferimenti ai miti greci, l’esposizione parte con “Luzifer”, in cui un’ala d’aereo spunta dal dipinto mentre Lucifero – novello Icaro – sta precipitando per eccesso di ubris, la greca tracotanza. La contrapposizione delle ali angelicate a quelle aeree passano dall’essere immagini di libertà a emblema di morte per aver osato ignorare il pericolo e i propri limiti. Rinnova il suo sempiterno legame con la natura in opere come “Sol Invictus”: il richiamo ai culti solari che celebrano la luce sulle tenebre si nota dagli sfondi dorati e dai giganteschi girasoli, incarnanti la concezione ciclica del tempo e della vita. Il girasole – sovente attribuito a Van Gogh – si lega al pensiero di Robert Fludd, alchimista inglese che associava ogni pianta a una stella, legame tra terreno e celeste. Notevole la sala dedicata alle grandi figure di filosofi antichi, con le tre opere “Von Sokrates”, che racconta uno pseudo albero genealogico dei presocratici (tra cui Archimede e Parmenide), “Ave Maria” con le teste dei pensatori sia presocratici che postsocratici (Platone, Aristotele, Diogene), mentre “La Scuola di Atene” riconduce all’affresco del Vaticano di Raffaello. Le teste dei grandi uomini del passato sembrano emergere dalle tele grazie alla matericità degli elementi usati.

La mostra si chiude con gli esordi di Kiefer nel 1969 in cui – ancora studente all’Accademia di Belle Arti – si fece fotografare indossando l’uniforme da ufficiale del padre ed emulando il saluto nazista, nel tentativo di normalizzarne l’orrore. L’intento di Kiefer era di sfidare la cultura crepuscolare del periodo: presenti in sala i versi di “Ed è subito sera” di Salvatore Quasimodo, simbolo di una lotta per la fugacità della vita e del soccombere della morte. Ed è così che le tragedie della storia si legano incommensurabilmente all’esistenzialismo dell’essere umani, pur sempre fragili angeli caduti.

Fonte: Il Sole 24 Ore