La Cina protesta, ma Musk non si ferma nella costruzione della sua rete di satelliti

Il sovraffollamento dello spazio vicino

Senza ricorrere a calcoli complessi di meccanica celeste, peraltro necessari, sembra un punto di buon senso, dato che, messi uno a fianco all’altro , i progetti prevedono la messa in orbita in questo decennio di decine di migliaia di satelliti in quella shell di spazio, una fetta dello spessore di 700 chilometri in cui oltretutto, ci sono già varie decine di migliaia di pezzi di metallo vaganti, provenienti da scontri o esplosioni.

Sullo sfondo poi c’è sempre il problema che, in questo modo e senza un accordo planetario, seguendo solo le vaghe e fragili norme sull’uso dello spazio risalenti a più di 50 anni fa, si innesti un monopolio americano de facto. E non è poco.

Mentre l’attenzione resta focalizzata su progetto Starlink, SpaceX continua ovviamente a lanciare i suoi razzi Falcon 9, sviluppare il super razzo per Marte, che dovrebbe essere lanciato quest’anno come prima prova, e a fare affari: ha appena firmato un contratto per 102 milioni per studiare la possibilità di trasportare carichi estremamente voluminosi o pesanti da un punto all’altro del globo coi suoi razzi, ben oltre la capacità degli attuali aerei cargo, come i giganteschi Antonov per intenderci.

Quelli che lavorano senza sosta sul problema posto da Starlink, per ora, e domani dalle altre costellazioni simili previste sono gli astrofisici, circa 120mila scienziati in tutto il mondo che sono rappresentati all’Iau, l’Unione Astronomica Internazionale, centenaria associazione delegata da Onu ai problemi del cielo.

La necessità delle regole

Al di là dello stereotipo dello scienziato che ammira le bellezze dell’Universo, gli astrofisici utilizzano il cielo come un laboratorio di fisica estrema, dove è possibile studiare energie, masse, eventi fisici che sulla Terra non potremo mai ottenere, basta pensare alla produzione illimitata di energia mediante fusione nucleare che avviene nelle stelle.

Fonte: Il Sole 24 Ore