L’agile management per innovare davvero in azienda: istruzioni per l’uso

L’essere agili, e quindi la capacità propria di un’organizzazione e di un management di variare facilmente uno o più parametri operativi e di evolvere costantemente e velocemente in relazione al contesto e agli stimoli esterni e interni, è una di quelle virtù che le aziende “moderne” dovrebbero tassativamente possedere. Eppure, come conferma lo studio “Business And Technology Services Survey 2022” a firma di Forrester, la resistenza al cambiamento è uno dei principali ostacoli da superare nell’ambito dei progetti di trasformazione digitale e un decision maker su cinque ritiene l’implementazione di nuovi processi e capacità come uno dei temi più complessi con cui con confrontarsi. Per non parlare, poi, dei progetti di cambiamento che falliscono o che non sortiscono gli effetti desiderati, e in questo caso è l’ultima edizione dell’Osservatorio curato da Assochange ad evidenziare come solo il 23% delle organizzazioni possa dirsi pienamente soddisfatto.

L’agile management, come ha rilevato una recente indagine di Tack TMI Italy (società di Gi Group Holding che si occupa di learning & development), è una metodologia che sta conoscendo un’importante ripresa di domanda sull’onda lunga del boom del lavoro ibrido registrato in periodo pandemico e che, per poterne cogliere appieno le potenzialità, deve rispondere a parole d’ordine quali flessibilità, semplificazione e (soprattutto) focus sulle persone. Occorre quindi andare oltre il concetto di modello che guarda esclusivamente alla gestione di nuovi progetti e di processi in generale e pensare a un approccio che punta a mettere in luce la gestione delle risorse a 360 gradi, comprendendo quindi le emozioni, le necessità e le relazioni interpersonali di ogni soggetto dell’organizzazione. Quando si parla di agile management, come sottolinea Irene Vecchione, Amministratore Delegato di Tack TMI Italy, entrano dunque in gioco «tanto competenze hard quanto competenze soft, che sono poi quelle realmente abilitanti il cambiamento o l’innovazione che si vorrebbe raggiungere, proprio perché si concentrano sulle persone».

L’agilità è sinonimo di flessibilità e velocità: lo deve essere anche di sostenibilità? E come?

L’agilità può certamente essere associata alla sostenibilità. Considerando che quest’ultima ha bisogno di soluzioni realistiche, la contaminazione con il modello Agile, nato in ambiente IT, è utile per rispondere ad alcune sfide molto simili tra i due ambiti, come gestire la complessità, fondere competenze multidisciplinari e produrre risultati in tempi rapidi. Con questo metodo si opera in modo concreto e condiviso, costituendo dei team che abbiano al loro interno diverse competenze, anche esterne all’azienda, per affrontare in maniera sistemica le sfide quotidiane. E se queste sfide sono ben gestite, possono rendere più sostenibile l’impatto aziendale.

Un’organizzazione focalizzata sulle persone e poco propensa all’innovazione (digitale) può essere agile?

Fonte: Il Sole 24 Ore