«Le banche sono ben capitalizzate, ma devono prepararsi al peggio»

Guerra in Ucraina, crisi energetica, alta inflazione, rallentamento economico e recessione, rialzo dei tassi, rischi climatici: le banche sono solide, ben capitalizzate e con ampia liquidità ma devono essere caute, prudenti nell’analisi del rischio di credito e della distribuzione dei dividendi, per prepararsi a tempi duri. Il monito arriva da José Manuel Campa, presidente dell’Autorità bancaria europea, la European Banking authority Eba.

Ecco il testo integrale dell’intervista esclusiva di Campa con IlSole24Ore: un dialogo a tutto campo sui rischi crescenti, su accantonamenti, dividendi e buy-backs, su prestiti Stage2 e a finanziamenti a leva leveraged loans e mutui ipotecari, su moratorie e ristrutturazioni dei debiti, sui crypto-assets e operatori non-bancari, su TLTRO e liquidità, su Basilea3, stress test e rischi climatici.

La vigilanza, l’Eba, chiede alle banche di essere più prudenti nel valutare i rischi, quando calcolano il capitale da distribuire e quello prudenziale. Quali sono i rischi che vi preoccupano di più? Il rischio più normale della recessione o i rischi più anomali come l’illiquità, la crisi energetica, la volatilità disordinata dei mercati, il rialzo dei tassi senza precedenti nell’area dell’euro?
Sono tanti i fronti aperti e c’è grande incertezza. Il primo fronte è quello della recessione, se come sembra sarà confermata. L’economia sta rallentando da tempo e peggiora di previsione in previsione. Questo è dovuto in parte alla pandemia del Covid-19, che ha causato danni anche se è stata superata bene dalle banche con l’aiuto delle garanzie fiscali e moratorie. Il rallentamento è anche dovuto in parte alla normalizzazione dei tassi d’interesse dopo un lungo periodo di tassi negativi. A questo aggiungiamo la crisi geopolitica della guerra in Ucraina, la crisi energetica e i prezzi al rialzo dell’energia e delle materie prime, il futuro della globalizzazione o della deglobalizzazione. A fronte di tutto questo, le banche si trovano in una buona posizione, sono ben capitalizzate e hanno un ampio livello di liquidità ma devono essere prudenti guardando agli scenari futuri, devono essere più conservative nella proiezione del capitale per i prossimi due anni. Devono prepararsi al peggio.

Le banche vi stanno ascoltando? Gli accantonamenti sono aumentati?
Finora abbiamo visto i numeri del secondo trimestre, non il terzo. I profitti sono andati bene. Ma nel complesso gli accantonamenti non stanno salendo. Solo alcune banche li hanno aumentati. Intanto i prestiti cosiddetti “Stage2”, quelli che sono ancora in bonis ma rischiano di divenire crediti deteriorati, sono alti e sono saliti molto, sono oltre il 9% dei prestiti e anticipazioni a costi ammortizzati, non sono mai stati così alti e questo per noi è un segnale di pre-allerta. E’ un campanello di allarme. Ecco perché diciamo alle banche di essere prudenti: non guardate al trimestre passato ma a quello che è in arrivo. L’incertezza è alta.

Siete preoccupati per le esposizioni a leva, i cosiddetti leveraged loan?
La nostra preoccupazione è che a livello generale, con i tassi molto bassi, i prestiti a leva, i leveraged loans sono cresciuti molto. E che con il rialzo dei tassi questa leva diventerà più pesante. Ma siamo preoccupati per i leveraged loans provenienti dal settore non bancario. Le esposizioni a leva nei bilanci delle banche sono per noi motivo di attenzione, non preoccupazione: i leveraged loans delle banche sono pari a 380 miliardi, contro i 2.000 miliardi dei mutui ipotecari e quindi la cifra non è alta. I NPLs sul totale dei leveraged loans sono pari al 3,6%, il doppio esatto dell’1,8% del rapporto NPL/totale attivi. Come per i leveraged loans, i finanziamenti non bancari stanno crescendo molto anche nel settore immobiliare: maggiormente nei Paesi nordici come Danimarca e Olanda, non nel Sud dell’Europa. Il settore finanziario non bancario non è regolamentato come per le banche: ad oggi, stiamo chiedendo più informazioni dagli operatori non bancari, su che tipo di attività svolgono e soprattutto dove si finanziano per fare mutui ipotecari. Un’altra tendenza che abbiamo rilevato, e che stiamo monitorando da vicino è la crescita nei finanziamenti non bancari nel settore del credito al consumo. Si tratta di un fenomeno collegato al digital lending, ai prestiti in via digitale, del tipo “compra ora e paghi dopo”. Anche qui c’è poca trasparenza. L’attività è cresciuta molto con i tassi negativi, ma ora che i tassi stanno salendo sarà difficile per questi operatori tenersi a galla.

Fonte: Il Sole 24 Ore