Le enoteche non cedono il passo all’online: premiati i migliori professionisti

Quote rosa più che rispettate e una forte componente di giovani in rappresentanza di tutte le zone d’Italia. Che quello delle enoteche sia un settore in salute e tutt’altro che intimorito dalla crescita dell’ecommerce lo dimostra anche la seconda edizione del Concorso Miglior Enotecario d’Italia: sul podio sono salite Loredana Santagati di Misterbianco (Catania, enoteca MisterCoffee) per la categoria bottiglierie, e Silvia Angelozzi di Alba Adriatica (Teramo, Bellariva Enoteca Bistrot) per la categoria enoteche con mescita. Ad aggiudicarsi il premio speciale dedicato al Miglior Enotecario Under 30 è Matteo Bertelà di Vigevano (Pavia) titolare di Metodo Froma Bottega. Daniele Leopardi dell’enoteca Tentazioni di Parigi (quartiere Montmartre) è stato confermato Miglior Enotecario all’Estero (aveva già vinto nel 2022).

«Qualcuno si aspettava un calo delle enoteche invece le nostre stime dicono che il giro d’affari in questi anni è continuato a crescere. Anche i locali con mescita dopo le chiusure forzate durante il Covid hanno ripreso il trend molto positivo», ha detto al Sole 24 Ore Andrea Terraneo, presidente di Vinarius, associazione nata nel 1981 che raggruppa oltre cento enoteche sul territorio nazionale per un fatturato aggregato di 50 milioni e che ha collaborato a organizzare il premio assieme all’Associazione enotecari Professionisti italiani (Aepi).

È difficile però conoscere il numero preciso di enoteche: si va da stime di 1.000-1.500 punti vendita per le “vere” enoteche con un buon assortimento, a cui aggiungere 2-3.000 enoteche con mescita e wine bar di qualità. «Questi ultimi sono ancora più difficili da circoscrivere se ci si vuole limitare a quelle realtà che dispongono di una cantina strutturata e di un certo tipo di servizio», dice Terraneo. Si arriva però anche a stime di oltre 8mila enoteche da parte ad esempio di Coldiretti, ma in questo caso il sospetto è che nelle maglie dei codici attività Ateco rientrino anche bar e non enoteche in senso stretto.

Indipendentemente dal numero di quante siano più o meno “degne di questo nome”, le prospettive restano positive: nonostante il calo dei consumi causato dall’inflazione cresce infatti l’apprezzamento per il vino di qualità, alla ricerca di nicchie e della “bottiglia giusta” che l’enotecario può appunto consigliare. Meno ma più buono, insomma.
«Molti clienti sono giovani, cosa impensabile fino a non troppi anni fa e sono mediamente più preparati ed esigenti delle altre fasce di età», aggiunge Cattaneo .

Ma d’altra parte la crescita non è semplice perché le enoteche sono attività in cui non ci si può improvvisare né professionalmente, né dal punto di vista imprenditoriale. Secondo Francesco Bonfio, presidente di Aepi e titolare di una enoteca a Siena, «il minimo sindacale per una vera enoteca è disporre di almeno 600 etichette prodotte da un centinaio di cantine. E visto che i vini sono mediamente sempre più costosi, si fa presto a dover immobilizzare oltre 150mila euro. Se poi si vuole rilevare un’attività con un buon giro d’affari, al magazzino occorre aggiungere 500-600mila euro di avviamento». Ovviamente sono cifre che variano molto in base alla grandezza, alla collocazione e al fatturato dell’enoteca. Fatturato che Vinarius stima mediamente in un intervallo tra 350mila e 550mila euro.

Fonte: Il Sole 24 Ore