Legno per imballaggi, allarme su prezzi e forniture in ritardo

Il problema, a questo punto, non sono nemmeno più i prezzi, schizzati del 30% da inizio settembre a oggi. «La criticità maggiore, nell’immediato, è il reperimento stesso della materia prima, che arriva con grande ritardo, per garantire ai clienti il nostro prodotto, imballaggi in legno e pallet necessari al trasporto della maggior parte delle merci, dall’alimentare ai medicinali, fino ai prodotti industriali». Ezio Daniele, presidente di Assoimballaggi-FederlegnoArredo, opera in questo settore da 40 anni ma, ammette, «non ho mai visto una situazione del genere. Anche in passato è accaduto che i prezzi del legno aumentassero, ma non con questa rapidità e comunque i flussi delle forniture sono sempre stati regolari».

Un settore che «muove» l’economia

È un settore importante, quello degli imballaggi in legno: 1.500 imprese in tutta Italia (con 1,7 miliardi di fatturato nel 2019 e circa 13mila dipendenti diretti), da cui dipende gran parte della logistica per l’industria nazionale. Tanto che, anche nei mesi più duri del primo lockdown, le aziende del comparto non hanno mai smesso di lavorare. Un settore all’avanguardia, che ha investito nella sostenibilità (il 65% del prodotto immesso sul mercato è frutto di riciclo) e nella sicurezza (il legname importato rispetta protocolli molto rigidi che assicurano la legalità e trasparenza dell’intera filiera). Ma che ora si trova ad affrontare una situazione molto complessa, spiega Daniele: «È un momento favorevole per le nostre imprese: la domanda dell’industria è sostenuta, soprattutto nel Nord-Est, ma l’aumento dei prezzi, cominciato in autunno, e soprattutto la penuria di materia prima destano grande preoccupazione, anche perché questa tendenza non accenna a migliorare e il rischio è di non riuscire a soddisfare le richieste dei clienti, oppure di dover alzare a nostra volta i valori, con rialzi a due cifre, perché il costo del legno incide per il 70% sul prodotto finale».

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La dipendenza dall’estero

Il problema è che il settore degli imballaggi in legno in Italia, nonostante la grande abbondanza di boschi nel nostro Paese, è fortemente dipendente dall’importazione della materia prima: si producono circa 100 milioni di pallet l’anno, con legname proveniente per due terzi dall’estero, in particolare Austria, Germania e Francia. Proprio su questi mercati, a seguito della pandemia, si è generato un forte squilibrio tra domanda e offerta, che ha determinato l’impennata dei prezzi.

«La causa principale è la forte richiesta da parte di compratori nordamericani e cinesi, disponibili a pagare valori più alti», spiega Massimiliano Bedogna, coordinatore del Gruppo Pallet all’interno di Assoimballaggi e socio amministratore della Bedogna Fratelli di Mantova, 32 dipendenti e un fatturato 2019 di 14 milioni di euro. «Come azienda, noi stiamo cercando di raccogliere materiale da tutta Europa, per non lasciare senza prodotto i nostri clienti, fra i quali rientrano anche settori essenziali come l’industria dell’alimentare e della farmaceutica». Ma aprire nuovi mercati è un’operazione tutt’altro che semplice, spiega Bedogna, e richiede tempi lunghi, soprattutto per garantire tutti i controlli sulla legalità della catena di approvvigionamento richiesti dalla normativa italiana.

La necessità di una filiera italiana

«Come federazione stiamo lavorando per riattivare una filiera italiana dei boschi – spiega l’imprenditore – ma anche questo non è qualcosa che possa accadere nel breve termine». Né è possibile spingersi troppo lontano in cerca di legname, vista l’alta incidenza dei costi di trasporto su prodotti a ridotto valore aggiunto come gli imballaggi. Perciò, non resta che pagare quello che chiedono i fornitori e poi contrattare i prezzi con i clienti. «Purtroppo gli aumenti sono così repentini, che non riusciamo a trasferirli sui clienti, quindi per alcuni periodi ci troveremo a lavorare sotto costo», osserva Livia Ghilardi, amministratrice di Monari Pallets, azienda mantovana che occupa 50 dipendenti e genera 23 milioni di ricavi.

Fonte: Il Sole 24 Ore