Lusso: Ferragamo torna in utile con ricavi in crescita del 44,2%

Un cda multitasking, potremmo dire, quello di Salvatore Ferragamo: oltre all’approvazione dei dati del primo semestre, che certificano il rimbalzo dei ricavi (+44,2%) e il ritorno in positivo degli indici di redditività, sono stati conferiti i poteri di ordinaria amministrazione a Michele Norsa: il vice presidente esecutivo del gruppo fiorentino del lusso assume oggi la responsabilità della gestione aziendale, a seguito dell’uscita di Micaela Le Divelec Lemmi, amministratrice delegata fino al 7 settembre, e in attesa dell’arrivo, atteso per il 1° gennaio 2022, di Marco Gobbetti, il manager che dal 2017 ha guidato il rilancio di Burberry e ha poi traghettato lo storico marchio inglese fuori dalla pandemia. Nel primo trimestre fiscale, terminato il 26 giugno, le vendite di Burberry sono cresciute dell’86% a 479 milioni di sterline.

Parte il programma di buyback

Il cda di Salvatore Ferragamo ha dato inoltre il via al programma di buyback approvato dall’assemblea del 22 aprile scorso. I titoli potranno essere utilizzati, tra le altre cose, per piani di incentivazione o eventuali operazioni straordinarie e la società potrà acquistare azioni fino a detenere complessivamente non più dell’1% del capitale.

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Ma veniamo ai risultati dei primi sei mesi, che confermano l’accelerazione dell’alta gamma: rispetto ad altri segmenti della moda, che solo ora si sta avvicinando ai risultati pre Covid, quelli del 2019, i gruppi quotati italiani e stranieri del lusso li hanno già superati e in alcuni casi di parecchio.

Ricavi sopra la soglia di 500 milioni

Il fatturato consolidato Ferragamo del primo semestre è arrivato a 524 milioni (+44,2% a tassi correnti, +46,2% a cambi costanti) e nel secondo trimestre gli aumenti sono stati doppi (+91,3% a tassi correnti, +90,5% a cambi costanti), rispetto al periodo aprile-giugno 2020. «I risultati del primo semestre sono molto incoraggianti e dimostrano un significativo turnaround della redditività e una robusta generazione di cassa», ha commentato Michele Norsa durante la conference call con gli analisti seguita al cda. Impossibile dargli torto, guardando non soltanto il dato sui ricavi ma quelli sugli indici, ancora più significativi perché Ferragamo nel 2020 aveva sofferto più di altre maison del lusso, essendo maggiormente esposta nell’area Asia-Pacifico e nel travel retail, crollato, insieme ai flussi turistici, a partire dal febbraio 2020.

La quotazione di Norsa, la svolta che aspetta Gobbetti

L’ebitda del primo semestre è passato dai 32 milioni dei primo semestre 2020 a 144 milioni; l’ebit è tornato positivo per 66 milioni dai -72 milioni dell’esercizio precedente e l’utile netto è stato di 33 milioni rispetto ai -86 milioni del periodo gennaio-giugno 2020. La posizione finanziaria netta è passata da 58 a 205 milioni. Nel 2011 Michele Norsa aveva portato la società in Borsa ed era stato ceo fino al 2016: la quotazione era servita (anche) a dare una svolta alla governance della società e a ridisegnare i complessi equilibri famigliari: nel giorno dell’Ipo, Wanda Ferragamo, vedova del fondatore, era accompagnata dal figlio Ferruccio, all’epoca presidente e che nel 2006 aveva lasciato l’incarico di ceo proprio a Norsa. Accanto a madre e figlio maggiore, il 29 giugno di dieci anni fa, c’erano altri 25 eredi di Salvatore, su un totale di circa 70 presenti nella holding di famiglia.

Fonte: Il Sole 24 Ore